Un weekend a… Torino

Torino è una città dal fascino unico, dove sono passati imperatori, sono nati regni, in cui il potere ha lasciato segni indelebili.

 

Torino è oggi una metropoli che guarda al proprio passato puntando al futuro con l’ambizione di una una città che da piccolo villaggio pedemontano è divenuta la capitale di un regno e di una nazione, per poi trasformarsi in capitale del cinema e dell’automobile.

Panorama della città di Torino con la Mole Antonelliana © Foto Regione Piemonte

Il suo sapore è a metà strada tra la sobrietà e il lusso tipico della città ottocentesca con un aspetto vitale e giovane dato dai molti locali (bar e vinerie), che da Piazza Castello, storico salotto torinese, proliferano in tutta la città. Da non perdere il suo skyline della citta’, circondato da imponenti vette alpine.

 

Cosa vedere

Palazzo Reale

Il Palazzo Reale di Torino è la prima e più importante tra le residenze sabaude in Piemonte, teatro della politica del regno sabaudo per almeno tre secoli. È collocato nel cuore della città, nella Piazzetta Reale adiacente alla centralissima Piazza Castello, da cui si dipartono le principali arterie del centro storico: via Po, via Roma, via Garibaldi e via Pietro Micca.

Il Palazzo Reale con la piazza davanti visto dal palazzo Madama / Shutterstock.com

Fulcro della corte e del potere politico, Palazzo Reale e gli edifici che lo circondano costituivano il centro di comando e il principale luogo di rappresentanza della magnificenza sabauda. Nel corso dei secoli, i successivi interventi di rinnovamento affidati nel Settecento a Juvarra e Alfieri e nell’Ottocento a Palagi, rendono Palazzo Reale un esempio unico dell’armonica unione di diversi stili architettonici. L’eleganza della facciata seicentesca e lo splendore delle sue numerose sale riccamente arredate sono specchio della sfarzosa vita di corte e testimonianza della plurisecolare storia di Casa Savoia.

 

Mole Antonelliana

La Mole Antonelliana, simbolo architettonico di Torino, fu iniziata dall’architetto novarese Alessandro Antonelli nel 1863. Concepita originariamente come sinagoga, venne acquisita nel 1878 dal Comune di Torino, mentre era ancora in costruzione, per farne un monumento all’unità nazionale.

Mole Antonelliana / Shutterstock.com

La forma del monumento è particolare e unica, frutto di un’azzardata e singolare tecnica architettonica eclettica ottocentesca, tipica dello stile artistico misto e rivoluzionario, caratteristico della fantasia di Alessandro Antonelli. La massiccia parte inferiore, costruita esclusivamente in muratura, risulta con una base quadrata di dimensioni maggiori rispetto ai moduli sovrapposti. Al di sopra del basamento si eleva la grande cupola, caratterizzata dalla volta allungata con pareti convesse in muratura autoportante. È formata da una sorta di guscio, costituito da pareti perimetrali inconsuetamente sottili (appena 12 cm di spessore), separate tra loro da un’intercapedine di 2 metri. La cupola è sovrastata da una struttura denominata “tempietto”, che ripropone il tema sottostante del colonnato.

L’ascensore panoramico che porta i turisti fino al tempietto, ad un’altezza di 85 metri, dal quale nelle giornate di bel tempo i visitatori possono ammirare un eccezionale panorama a 360 gradi sulla città, sulla collina torinese e sull’arco alpino con le sue cime innevate per gran parte dell’anno.

All’interno del Museo Nazionale del Cinema © Foto Regione Piemonte

Attualmente la Mole è sede del Museo Nazionale del Cinema, tra le principali attrazioni di Torino.

 

Museo Egizio

Le collezioni del museo sono straordinarie, essendo l’unico, a parte quello del Cairo, dedicato esclusivamente all’arte e alla cultura egizia. Attualmente sono esposti circa 6.500 oggetti. Fondato nel 1824, la sua collezione è stata oggetto di interesse da parte dei più grandi studiosi del passato come Jean-François Champollion. Per questo e per l’importanza delle collezioni presenti nel museo, Torino è considerata la città dove è nata l’egittologia.

All’interno del Museo Egizio © Foto Regione Piemonte

Tra i reperti più importanti ci sono la tomba intatta di Kha e Merit e il tempio rupestre di Ellesija, ma dal punto di vista storico il più importante è forse il Canone Reale, conosciuto come Papiro di Torino, una delle più importanti fonti sulla sequenza dei sovrani egizi di cui elenca, in ieratico, la successione, l’età, e gli anni di regno. Di grande impatto sono anche le statue delle dee Iside e Sekhmet e quella di Ramesse II scoperte da Vitaliano Donati nel tempio della dea Mut a Karnak.

 

Palazzo Madama

Palazzo Madama © Alberto Masnovo / Shutterstock.com

Al centro della piazza e dall’aspetto architettonico eterogeneo, Palazzo Madama è la sintesi della storia bimillenaria della città. Una visita a Palazzo Madama è un suggestivo viaggio nel tempo: dalle fondazioni di età romana alle torri medievali, fino al trionfo barocco dello scalone juvarriano. Le origini del palazzo risalgono, infatti, al castrum romano, ma il nome della residenza si deve alle Madame Reali Cristina di Francia e Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, promotrici del progetto di rimodernamento culminato con la costruzione del grandioso scalone e dell’elegante facciata, opera di Filippo Juvarra. Nell’Ottocento, alla vita di corte subentrò la politica: Carlo Alberto vi insediò il primo Regio Senato ed è qui che venne proclamata la nascita del Regno d’Italia. Dal 1934 è sede del Museo Civico d’Arte Antica.

Lo scalone di Filippo Juvarra © pikappa51 / Shutterstock.com

Il Palazzo oggi è sede del Museo Civico d’Arte Antica della Città di Torino.

 

La Cattedrale di San Giovanni Battista e la Sacra Sindone

Il duomo di Torino è fondato in età paleocristiana presso l’angolo nord-est delle mura romane, a fianco del teatro romano. Nel Medioevo il complesso episcopale è costituito da tre chiese affiancate: la basilica dedicata al Salvatore, il battistero di S. Giovanni Battista (nel corso del VII secolo eletto a chiesa cattedrale) e quella di S. Maria, adibita a funzioni parrocchiali. Il gruppo di edifici medievali è interamente demolito a partire dal 1491, per volontà del cardinale Domenico della Rovere, per costruire l’attuale duomo, aggiornato al nuovo gusto dell’arte rinascimentale. La realizzazione si deve all’architetto e scultore Bartolomeo di Francesco, detto Meo del Caprina, originario di Settignano, formatosi in Toscana e a Roma sui grandi modelli di Brunelleschi e Donatello.

Il Palazzo Reale e la Cupola della Cattedrale, opera di G. Guarini / Shutterstock.com

La chiesa realizzata è di limpide forme geometriche, con impianto basilicale a croce latina, spartita in tre navate da pilastri, interamente coperta da volte. Sulle pareti laterali si aprono in spessore di muro delle cappelle, a pianta alternativamente rettangolare e semicircolare, che ospitano altari devozionali donati dalle famiglie nobili torinesi e dalle corporazioni. La facciata è caratterizzata da tre eleganti portali, decorati con motivi ispirati alle antichità romane. Il materiale di rivestimento della chiesa deriva in gran parte dalle cave di pietra di Bussoleno, e conferisce al duomo un tono cromatico chiaro che lo distingue nettamente dagli altri edifici torinesi.

La Sacra Sindone / Shutterstock.com

Al fondo della chiesa è inserita la grandiosa cappella della Sacra Sindone, capolavoro di architettura barocca di Guarino Guarini. La cappella destinata a custodire il sudario in cui sarebbe stato avvolto il corpo di Gesù nel sepolcro, fu gravemente danneggiata da un incendio nel 1997. La reliquia che già da qualche anno si trovava dietro l’altare maggiore, pur non essendo stata interessata direttamente dal fuoco, fu portata via dall’area dell’incendio.

Oggi la Sindone è conservata in posizione distesa all’interno di una teca a tenuta stagna, in assenza di aria e in presenza di un gas inerte collocata sotto la tribuna reale. In occasione delle ostensioni (esposizioni pubbliche) la Sindone viene invece, esposta in un’altra teca.

 

Parco del Valentino

Parco di Valentino / Shutterstock.com

È il più antico e famoso parco pubblico, polmone verde di 550.000 mq. Questo parco cittadino possiede un eccellente patrimonio arboreo, oltre a sentieri e piste ciclabili. Il Giardino Roccioso, il fiume, il Castello, il borgo e la rocca medievale, l’orto botanico e una fontana sono solo alcune delle attrazioni che si possono ammirare al suo interno.

 

Reggia di Venaria Reale

La Venaria Reale, grandioso complesso alle porte di Torino con 80.000 metri quadri di edificio monumentale della Reggia e 60 ettari di Giardini, beni adiacenti al seicentesco Centro Storico di Venaria ed ai 3.000 ettari recintati del Parco La Mandria, è un capolavoro dell’architettura e del paesaggio, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1997.

Reggia di Venaria Reale / Shutterstock.com

L’edificio monumentale, vanta alcune delle più alte espressioni del barocco universale: l’incantevole scenario della Sala di Diana progettata da Amedeo di Castellamonte, la solennità della Galleria Grande e della Cappella di Sant’Uberto con l’immenso complesso delle Scuderie Juvarriane, opere settecentesche di Filippo Juvarra, le fastose decorazioni, la spettacolare Fontana del Cervo nella Corte d’onore rappresentano la cornice ideale del Teatro di Storia e Magnificenza, il percorso espositivo dedicato ai Savoia che accompagna il visitatore lungo quasi 2.000 metri, tra piano interrato e piano nobile della Reggia.

Il parco della Reggia © Foto Regione Piemonte

I Giardini della Reggia sono oggi diventati uno stretto straordinario connubio tra antico e moderno, un dialogo virtuoso tra insediamenti archeologici e opere contemporanee, il tutto incorniciato in un’incomparabile visione all’infinito che non ha riscontri analoghi fra i giardini italiani per la magnificenza delle prospettive e la vastità del panorama naturale circondato dai boschi del Parco La Mandria e dalla catena montuosa delle Alpi.

La Reggia è paragonabile, quanto a struttura, alla reggia francese di Versailles che fu costruita tenendo a mente il progetto della dimora reale piemontese.

 

Il Lingotto

Il Lingotto è lo stabilimento della Fiat, progettato dall’ingegner Matté Trucco e inaugurato nel 1923 come costruzione avveniristica, e oggetto di una radicale trasformazione architettonica negli anni Ottanta del Novecento, quando chiusi e trasferiti gli stabilimenti, l’intera area è riprogettata dall’architetto Renzo Piano. Il nuovo Lingotto, infatti, si trasforma in spazio polivalente multifunzionale che accanto alle attività commerciali, prevede spazi espositivi e un centro conferenze per ospitare iniziative culturali e fieristiche.

La fabbrica di FIAT a Lingotto © Claudio Divizia / Shutterstock.com

L’originale stabilimento industriale in acciaio e calcestruzzo, è un notevole esempio delle prime architetture industriali, con un modello “verticale”, dal progetto al prodotto, che seguiva la fabbricazione dell’automobile dal pian terreno fino al tetto, dov’è tuttora collocata una suggestiva pista di prova con curve paraboliche.

Mercati Generali a Lingotto / Shutterstock.com

Oggi qui trova sede il nuovo Auditorium, caratterizzato da un modernissimo impianto che dispone di un soffitto “regolabile” a seconda delle esigenze di esecuzione dei brani musicali. Sul tetto dell’edificio invece, si trovano la pista per elicotteri e la bolla trasparente, un’originale sala riunioni in vetro voluta dall’avvocato Giovanni Agnelli che, tra l’altro, destinò al Lingotto l’esposizione permanente dei quadri della collezione di famiglia. Nell’area del Lingotto, inoltre, in occasione dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006, sono stati costruiti l’Oval – una struttura coperta, destinata a ospitare le gare di pattinaggio di velocità – e l’Arco Olimpico, simbolo di Torino 2006, una passerella pedonale lunga 400 metri sormontata da un arco rosso alto 69 metri e lungo 55.

 

Castello di Rivoli

Il castello dinastico, proprietà dei Savoia dal XIV secolo, importante anche per la sua posizione strategica sulla strada di Francia, viene trasformato in residenza in più fasi progettuali fra Cinque e Seicento, con interventi successivi degli architetti e ingegneri di corte Francesco Paciotto, Ascanio Vitozzi, Carlo e Amedeo di Castellamonte.

Il castello di Rivoli © Andrea Guermani / artribune.com

Vittorio Amedeo II ne decide la trasformazione in reggia esterna alla capitale, sul modello di Versailles e di altre residenze reali europee, affidando il progetto all’architetto Michelangelo Garove, che traccia anche il nuovo stradone alberato che collega il castello a Torino (1711-1712).

L’ambizioso disegno viene portato avanti dal Primo Architetto Regio Filippo Juvarra (dal 1715), sia enfatizzando la dimensione scenografica di atrio, scalone e ambienti di rappresentanza, sia inserendo l’edificio in una più vasta dimensione territoriale, focalizzandolo sulla prospettiva visuale della Basilica di Superga. Il progetto rimane però incompiuto e nell’Ottocento la struttura viene adibita a caserma militare, uso improprio che ha contribuito al suo progressivo degrado.

La riqualificazione come sede museale ha inserito il castello, dal 1984, fra i più importanti spazi destinati all’esposizione di arte contemporanea in Europa. In tale progetto è stata anche coinvolta la Manica Lunga, anticamente adibita a pinacoteca ed estesa per 140 metri, collocata trasversalmente rispetto all’impianto simmetrico di età barocca.

 

La cucina

La cucina torinese è una cucina ricca ed elaborata; ciononostante, è profondamente radicata nel territorio. Infatti, essa nasce da un connubio fra la sua origine contadina e le esigenze raffinate della Corte sabauda, entrambe aperte, oltretutto, alle influenze della cucina francese.

Torino è, inoltre, considerata una delle città natali dell’aperitivo. A Torino l’aperitivo è un rito a cui dedicare pochi minuti come diverse ore, tanto da poter diventare il sostituto di una cena vera e propria. I buffet possono, infatti, comprendere assaggi di pietanze fredde (come le verdure per una bagna càuda) o calde.

Bagna Cauda

© blog.giallozafferano.it

Essendo una pietanza sostanziosa, solitamente, viene considerato un piatto unico ma talvolta può anche essere servito come antipasto per una cena tra amici. Infatti, anticamente, era proprio durante i ritrovi e le cene tra amici che si preparava questo piatto che col tempo è diventato il simbolo dell’amicizia e dell’allegria. La bagna càuda venne a lungo rifiutata dalle classi più abbienti le quali la consideravano un cibo rozzo e inadatto ad una alimentazione raffinata, in particolare per la presenza dell’aglio.

I ravioli del plin

© Foto Regione Piemonte

I ravioli del plin sono un primo piatto piemontese a base di pasta fresca all’uovo ripiena di carne e verdure. I ravioli del plin sono più piccoli dei classici ravioli e agnolotti tradizionali. Il termine plin, che significa pizzicotto in dialetto piemontese, sta proprio ad indicare il caratteristico gesto del pizzicare la pasta con le dita per racchiudere il ripieno tra un raviolo e l’altro. Una volta stesa la pasta si distribuiscono delle piccole nocciole di ripieno poi si richiude la sfoglia e si imprime il tipico plin che salda la pasta formando delle piccole tasche con la sfoglia sottostante che rendono questi ravioli particolarmente adatti a trattenere il sugo.

Bollito misto

© pensallapanza.it

È uno dei piatti tradizionali della cucina piemontese a base di carni miste. Questi tagli devono essere cotti contemporaneamente e immersi in acqua bollente, in cui vengono messi cipolle, carote e sedano lavati e tagliati a pezzi, foglie di alloro, un po’ di rosmarino, grani di pepe, spicchi di aglio a piacere, una manciata di sale grosso.

Fritto misto piemontese

© fodeo.it

Gli animali di grossa taglia come l’agnello, il maiale o il vitello, dopo la macellazione, venivano suddivisi all’interno della famiglia allora patriarcale e le animelle, i rognoni, i filoni, la cervella, il fegato e i testicoli venivano impanati nel pan grattato e fritti in olio. Venivano poi serviti con i sanguinacci nel giorno festivo successivo alla macellazione.

Il bonet

© cucchiaio.it

Il bonet, che si pronuncia bunèt, ha origini molto antiche ed è il più tradizionale dolce piemontese. Il nome significa cappello. Veniva anticamente preparato dalle nonne per il giorno de festa: il sabato pomeriggio, infatti, si preparava il pane e lo si coceva nel forno a legna. Terminato di cuocere il pane le nonne si dedicavano alla preparazione del bonet.

Il bicerin

© globeholidays.net

Il Bicerin (letteralmente bicchierino) è una storica bevanda calda e analcolica tipica di Torino, evoluzione della settecentesca “bavarèisa”, gustosa bevanda servita in grandi bicchieri tondeggianti, composta da una mescolanza di caffè, cioccolato e crema di latte dolcificata con sciroppo.

Come arrivare

In aereo
La città di Torino è dotata di aeroporto, il Sandro Pertini, situato a circa 16 km dalla città. É possibile raggiungere anche la città dall’Aeroporto di Milano Malpensa, che dista, però più di 100 km da Torino.

In treno
Torino è collegata alle principali stazioni ferroviarie italiane e straniere, ed è un importante nodo di connessione con la Francia e la Svizzera attraverso i valichi ferroviari. Quattro le stazioni principali di Torino: Porta Nuova; Porta Susa; Lingotto e Stazione Dora.

In auto
Indicativamente, per chi proviene dal nord-est d’Italia (Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia) e dall’estero (Austria, Germania, Slovenia) le principali autostrade da imboccare sono la A4 Torino – Trieste e la A21 Torino – Brescia. Per chi proviene dalla Liguria o dal sud della Francia l’autostrada consigliata è la A6 Torino – Savona.

Ufficio Informazioni Turistiche: Via Garibaldi 45/a
Telefono: +39 011535181
E-mail: [email protected]

 

Luogo
Piemonte
Parole chiave
Torino, weekend

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