Le Castella
All’estremità orientale del Golfo di Squillace, nella Riserva Marina di Capo Rizzuto, si trova il borgo di Le Castella. Il suo nome indicava la presenza di diverse fortezze, poi scomparse nel tempo, di cui sette erano state costruite per ordine di Annibale. Ora sull’isola, collegata alla terraferma da uno stretto istmo, sorge una fortezza aragonese, che sembra emergere dalle onde, come Afrodite. I suoi bastioni panoramici, la torre di osservazione e la cappella attraggono per la loro storia antica e per le leggende sul giovane calabrese rapito dai turchi che divenne pirata e ammiraglio dell’Impero Ottomano. È qui che il regista Mario Monicelli ha girato la scena finale del film “L’armata Brancaleone”.
Oriolo
Il borgo medievale sorge su uno sperone roccioso vicino al Mar Ionio. Come molti altri insediamenti in Calabria, si sviluppò in tempi difficili, quando la costa era attaccata dai pirati, e gli abitanti cercavano rifugio sulle colline e sulle montagne. Le case che affollano il sito sono dominate da un castello della famiglia Sanseverino, i feudatari locali per quasi un secolo e mezzo. L’edificio conserva la struttura originaria con due torri di avvistamento, affreschi, una sala dell’armeria e una collezione di sculture lignee. Accanto al castello, la Chiesa normanna di San Giorgio conserva le reliquie di San Francesco da Paola.
Rossano
Rossano si trova nella più estesa pianura calabrese, poco distante dalla fiorente colonia greca di Sibari, che ha lasciato in eredità il termine “sibarita”. Il borgo è visibile da lontano, circondato da uliveti e agrumeti, cave di marmo e alabastro, con la vista in lontananza delle distese azzurre. Poiché era governato dall’impero bizantino, le sue chiese sono state costruite in questo stile. Il Museo dell’Arcivescovo espone il famoso Codice Rossaniano, incluso nella Lista della Memoria del Mondo dell’UNESCO – un manoscritto di due Vangeli, redatto nel VI secolo in lingua greca. Un altro posto da visitare è il Museo della Liquirizia “Giorgio Amarelli”: questa famiglia produce liquirizia da quattro secoli.
Gerace
La leggenda narra che sia stato un falco ad indicare il luogo esatto dove costruire il borgo, lontano dalle incursioni saracene. E per questo gli hanno dato il nome greco Ierakos – falco, che poi è diventato in italiano Gerace. Il borgo fa parte del Parco Nazionale dell’Aspromonte e reca tracce delle civiltà normanna e bizantina. Vari stili si fondono nell’insieme armonioso delle sue case, vicoli e templi. Gerace era chiamata la “Città delle cento chiese” o “Gerusalemme ionica” perché era il centro del vescovado e vantava la più grande cattedrale dell’Italia meridionale, ricca di simboli massonici. Oggi rimangono delle 128 chiese originarie ne solo 17, che non perdono tuttavia il loro fascino misterioso.
Serra San Bruno
La città fu fondata su un altopiano di montagna nel 1095 per ospitare i lavoratori che costruivano i monasteri nelle vicinanze ed è ancora oggi strettamente associata alla vita monastica. È sopravvissuta a un potente terremoto, a una grave inondazione e all’occupazione dell’esercito napoleonico guidato da Murat. Ma la gente del posto non si è arresa e, grazie ad artigiani, falegnami, fabbri e muratori, il borgo è stato ricostruito una volta dopo l’altra, diventando ancora più bello. La sua architettura è caratterizzata da portoni in granito, logge in legno e ringhiere in ferro battuto, in qualche modo simili a quelli degli chalet alpini. La foresta millenaria nelle vicinanze attira inoltre gli escursionisti.