Boschi, sentieri, antiche vestigia, grotte naturali, l’Aniene inghiottito nella roccia e una spettacolare cascata: tutto questo a poca distanza da Roma in un parco voluto da Papa Gregorio XVI nella prima metà dell’Ottocento.
A poco più di mezz’ora da Roma, a Tivoli, Parco Villa Gregoriana racchiude un ingente patrimonio che declina in modo esemplare l’estetica del sublime tanto cara alla cultura romantica. Natura, storia, archeologia e artificio si fondono qui in modo così seducente da diventare meta obbligata del Grand Tour nell’800 e il soggetto principale delle rappresentazioni pittoriche di Tivoli.
Nel 1832 papa Gregorio XVI promosse una grandiosa opera di ingegneria idraulica per contenere le continue esondazioni dell’Aniene, incanalando le sue acque in un doppio traforo scavato nel monte Catillo e ingrossandole poi artificialmente dando così vita ai 120 metri di salto della nuova Cascata Grande, seconda in Italia dopo le Marmore. Compiuta l’opera, il Papa creò il Parco che porta il suo nome e che per oltre un secolo fu meta di artisti, letterati e uomini di cultura che ne raccontarono al mondo la bellezza. Nel secondo dopoguerra, il sito divenne proprietà del Demanio che nel 2002, in uno stato di abbandono totale e di gravissimo dissesto idrogeologico, lo diede in concessione al FAI, grazie al cui impegno tornò a rivivere.
Nel 2005 venne finalmente riaperto al pubblico che oggi può di nuovo percorrere gli antichi sentieri liberati dai rovi, annusare essenze prima soffocate da decenni di incuria e abbandono, godere con tutti i sensi delle settantaquattro specie arboree presenti e scoprire interessanti reperti di diversi generi ed epoche, immersi nella natura più rigogliosa. Tra questi, i resti della Villa del console romano Manlio Vopisco, sontuosa dimora celebrata anche da Orazio e, sull’acropoli, i templi romani tra cui quello celebratissimo di Vesta.