Il marchese tra il 1853 e il 1898 diede fondo alle sue ingenti sostanze per ricreare a Reggello uno stupefacente caleidoscopio di suggestioni orientali. Usando esclusivamente maestranze locali (la fornace per le maioliche di ceramica era sistemata nel parco attorno al palazzo) il Castello è cresciuto anno dopo anno, di pari passo con l’isolamento del marchese.
La ricchezza dei colori e la cura dei dettagli fa girare la testa al visitatore. Dal suntuoso Atrio delle Colonne, con il rilievo di alcuni melograni, si passa alla vasta Rotonda, una sala da ballo ottagonale su cui si affacciano le quindici stanze degli ospiti, realizzata interamente in stile mudejar.
Un richiamo esplicito all’Alhambra, così come la Stanza degli Amori e quella degli Specchi, dalla volta della quale pendono centinaia di muquarnas, le piccole stalattiti tipiche dell’architettura islamica. Passando sotto cupole e nervature si arriva quindi alle coloratissime aule “indiane”, come quella dei Gigli e – immersa in fasci di lucenti arcobaleni psichedelici la più famosa – la Stanza dei Pavoni.
Per i suoi interni spettacolari, il Sammezzano è stato spesso scelto dai registi come location d’eccezione per i loro film, come Matteo Garrone che ha ambientato nelle sale coloratissime del Castello alcune scene del suo “Racconto dei Racconti” con Selma Hayek.
Attualmente il Castello è chiuso alle visite. Per informazioni: www.sammezzano.org