Triora: il Borgo delle streghe

Nella provincia ligure di Imperia, a 800 metri di altitudine, si trova un paesino costruito in epoca romana dall'antica popolazione dei Liguri. È circondato da montagne e valli, torrenti impetuosi e uliveti, vigneti e boschi di castagni, spesso avvolti dalla nebbia: scenari ideali per romanzi gotici o film sull'altro mondo, pieni di segreti a volte agghiaccianti.

 

Alla fine del XVI secolo, infatti, sono qui accaduti eventi davvero tragici, che diedero al luogo il soprannome di “Paese delle streghe” e “Salem d’Italia”. Proprio qui si sono tenuti i processi con accuse di stregoneria più famosi della Penisola. Non è un caso che Triora accolga ancora oggi i viaggiatori con un cartello stradale, che, oltre alla scritta “Benvenuti”, raffigura una coppia di streghe sulle scope.

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E questo è solo l’inizio. Qui le streghe e i loro simboli sono ovunque: sotto forma di statue e dipinti murali, in oggetti abilmente collocati in vicoli stretti e, naturalmente, nel Museo etnografico e della stregoneria. Il museo è stato aperto solo cinque anni fa e mostra in dettaglio non solo la vita rurale di quell’epoca, ma conserva anche i protocolli originali degli interrogatori e delle torture delle donne accusate di stregoneria.

Tutto ebbe inizio nell’ottobre del 1587, quando nella zona che era considerata il granaio della Repubblica Genovese (in quanto ne era il principale fornitore di grano), per due anni di seguito il raccolto fu fallimentare. Quale poteva esserne il motivo? La gente ritenne subito che si trattava degli incantesimi delle streghe. E chi erano queste perfide donne? Esatto, le vicine del paesino! In poco tempo, circa due dozzine di donne furono incolpate della siccità, della conseguente carestia, della morte del bestiame e persino accusate di mangiare i bambini.

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Un inquisitore genovese, Girolamo Del Pozzo, arrivò a Triora e avviò un’indagine. Tredici donne, quattro ragazze e uno sfortunato giovane, in stato d’arresto, sotto tortura confessarono ogni cosa. Alcune case furono trasformate in prigioni e una di queste è oggi aperta ai turisti. I primi decessi avvennero ancor prima del verdetto: Isolde Stella, matrona sessantenne di una famiglia nobile, non sopravvisse alla tortura crudele, mentre una sua amica decise, purtroppo, di buttarsi dalla finestra.

Dopo queste tragedie, il Consiglio degli Anziani chiese agli inquisitori di agire con maggiore cautela, ma ormai non si poteva più fermarli: soltanto una ragazza di tredici anni venne liberata. Nel maggio 1588 i prigionieri furono trasferiti a Genova e si fece di tutto per trovare nuove vittime. Di conseguenza, due anni dopo, furono tutti condannati all’esemplare pena capitale della morte a rogo, ma dopo l’intervento del doge genovese Davide Vacca, il processo fu rivisto e i torturati furono addirittura rilasciati, anche se non tornarono mai a casa.

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Ma Triora è ancora indissolubilmente legata a questa terribile leggenda. Coloro che vengono qui noteranno sicuramente i molti negozi di souvenir con giocattoli sulle streghe, cappelli a tesa larga, candele fatte a mano, tarocchi, incensi, oli essenziali, cioccolatini “Il bacio della strega” e altri oggetti interessanti.

Ogni anno, la prima domenica dopo Ferragosto, c’è una festa dedicata alla stregoneria, chiamata “Strigora”. Durante questa festa il borgo è invaso da maghe in costume di ogni genere. Il corteo si snoda per strade che salgono e scendono dalle diroccate torri difensive fino a Cabotina, che è l’edificio dove, secondo la leggenda, si radunavano le streghe. Triora è inserita nell’elenco dei borghi più belli d’Italia e insignita della bandiera arancione del Touring Club. Da non perdere quindi gli scorci panoramici sulla vallata, i ruderi del castello sulla rupe e la Chiesa di San Bernardino, famosa per i suoi affreschi.

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Chi è rimasto affascinato da Triora sarà interessati di sapere che il paese partecipa al programma “Case ad 1 Euro”. Certo, i lavori di restauro costeranno molto di più, ma l’idea di acquistare una casa in pietra con una ricca storia sta guadagnando sempre più popolarità sia in Italia che all’estero. Dicono che anche alcune star di Hollywood abbiano comprato case di questo tipo in vari borghi antichi.

Gli intenditori di cucina italiana devono sapere che a Triora c’è un solo ristorante, ma con l’insegna mistica “L’erba gatta” (apparentemente, per rimanere in tema di streghe). Il menu comprende selvaggina, agnello e lumache. In paese dovete assolutamente provare il pane fatto in casa di farina e crusca di Triora, che fa parte dell’associazione dei 37 Pani d’Italia. Di solito vi si spalma una ricotta d’alpeggio fermentata con erbe e spezie. La regione è anche ricca di miele, funghi e castagne: gli gnocchi vengono fatti con farina di castagne e bolliti nel latte.

All’uscita da Triora, la vostra attenzione sarà attirata dal Ponte di Loreto, alto 120 metri. La sua campata in cemento armato collega il borgo con il paese di Chetta, posto al di là di una profonda gola. È strano vedere una struttura così imponente in un’area scarsamente popolata. Ma la fama maledetta di Triora ha raggiunto pure lui: il ponte è stato per tanto tempo un popolare luogo per i suicidi legati a delusioni amorose. Fino a quando i suoi parapetti sono stati assicurati con delle sbarre – e, al posto dei suicidi, sono arrivati i fan del bungee jumping.

 

Luogo
Liguria
Parole chiave
borghi, Liguria

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