Non c’è da stupirsi che gli abitanti iniziarono a coprirsi di maschere quasi tutto l’anno, e i maestri mascareri dal 1436 si dotarono di un proprio statuto e furono classificati tra le corporazioni degli artisti. Le autorità cercarono in ogni modo di sradicare l’uso delle maschere in determinate situazioni: nelle chiese, nelle case da gioco, nei balli fuori dal periodo carnevalesco, ecc. Ma i veneziani impararono ad aggirare i divieti, perché la maschera dava una sensazione di assoluta libertà. Scopriamo insieme le tipologie di maschere più apprezzate dagli abitanti della Repubblica Veneta.
Bauta
La bauta era indossata da entrambi i sessi. Di colore bianco, con un profilo stretto verso il basso e profonde fessure per gli occhi, allungava il viso e finiva con un’apertura che permetteva di mangiare e bere senza rimuovere la maschera. A causa della forma particolare, modificava anche la voce della persona, mantenendo così il totale anonimato per flirtare senza limiti. Era amata sia dai VIP di quel tempo, che cercavano di mantenere l’incognito, sia dalla gente comune. La legge prevedeva che le donne sposate indossassero la bauta a teatro, mentre alle ragazze in età da fidanzamento era vietato coprirsi il viso. La maschera era completata da un cappello a tre punte (in questa forma preferiva indossarla Casanova) e da un mantello che nascondeva il corpo. In estate, il mantello poteva essere di seta nera o scarlatta, mentre nell’umido inverno veneziano era spesso di stoffa pesante con balze e frange.
Colombina
Colombina, che prende il nome dall’omonimo personaggio femminile nel teatro di strada della commedia dell’arte, è una maschera sorprendente e accattivante che nasconde solo la parte del viso intorno agli occhi. Dicono che fosse stata creata per un’attrice che non voleva nascondere la propria naturale bellezza nemmeno durante il carnevale. La maschera si fissava sulla testa con dei cordoncini ed era riccamente decorata con foglie d’oro e d’argento, cristalli, pelliccia, piume, fiocchi e pizzi.
Volto
La parola “volto” è in italiano sinonimo di “viso”, e in effetti, questa maschera, nota anche come “cittadino”, seguiva la forma del viso umano, nascondendolo quasi completamente. Era legata alla testa con nastri o tenuta su una apposita maniglia: in quest’ultimo caso ci si doveva assicurare di non scoprire accidentalmente il viso nella folla mascherata (oppure, al contrario, di scoprirla, ma solo a chi ci si voleva mostrare). La forma semplice ed essenziale si è rivelata lo spazio ideale per la creatività dei mascareri di oggi, che competono nel dipingere in maniera fantasiosa le maschere Volto con grande varietà di stili e tecniche.
Moretta
Moretta è una maschera ovale di velluto nero. Era indossata solo dalle donne, che la tenevano serrando i denti attorno a un fissaggio speciale all’interno della maschera. Certo, così non potevano più parlare, e per questo alla moretta fu dato un altro nome: la serva muta. Alle donne non importava: si credeva che il velluto nero enfatizzasse la bellezza dei tratti femminili e si completava l’immagine con un velo e un cappello a tesa larga. I mariti erano felicissimi per il fatto che le mogli non proferissero parola e gli spasimanti che le riempivano di complimenti durante la festa del carnevale trovavano il loro silenzio misterioso e attraente.
Medico della Peste
Il Medico della Peste è una strana maschera con occhi di vetro e un lungo becco cavo. Secoli prima del coronavirus, Venezia era spesso abbandonata dagli abitanti per via della peste. Nel bel mezzo delle epidemie, i medici indossavano maschere simili per non essere infettati dai pazienti. Mettevano precauzionalmente erbe e oli aromatici nel loro naso a becco, in quanto, secondo loro, fungevano da protezione dalla terribile malattia e dagli odori dei cadaveri. Aggiungete a questa particolare maschera un lungo mantello scuro e un bastone per non toccare il paziente con le mani: l’immagine diventava piuttosto inquietante.
Gnaga
Un’altra maschera insolita è la Gnaga, a forma di faccia di gatto. In combinazione con gli abiti da popolani o da balie, veniva usata da uomini omosessuali che, con il loro comportamento volutamente volgare, canzoni oscene e anche con una voce mutata per assomigliare a un miagolio, imbarazzavano anche i veneziani (e questi ne avevano viste tante!). Spesso portavano con loro un cesto di gattini, indossavano guanti con lunghi artigli sulle mani e venivano accompagnati da bambini e adolescenti.
Где найти настоящие венецианские маски?
Maschere per tutti i gusti e portafogli si vendono a ogni angolo, ma per trovare un prodotto artigianale autentico vale la pena andare nei laboratori, dove vengono realizzate come ai tempi dei dogi e delle cortigiane. Ecco alcuni indirizzi utili:
- La Bottega dei Mascareri, uno dei negozi più famosi (indirizzo: San Polo 80, vicino al Ponte di Rialto);
- Ca ‘Macana, dove sono state create le maschere per il film di Kubrick “Eyes Wide Shut” (indirizzo: Via delle Botteghe, Dorsoduro 3172);
- Ca ‘del Sol, dove, oltre a comprare le maschere, potete imparare a realizzarle e decorarle (indirizzo: Fondamenta dell’Osmarin, Castello 4964);
- Il Laboratorio Artigiano Maschere, una delle più antiche botteghe (indirizzo: Barbaria delle Tole, Castello 6657);
- Tragicomica, che vende non solo maschere, ma anche costumi di carnevale (indirizzo: Sestiere San Polo, 2874).