Le case-museo di Milano

Le case-museo sono le abitazioni di storici aristocratici milanesi e di ricchi borghesi che diventano musei grazie alla lungimiranza dei loro proprietari, tutti appassionati collezionisti accomunati dall’amore per l’arte e per il bello in tutte le sue manifestazioni.

 

Poldi Pezzoli

Museo Poldi Pezzoli / zero.eu/

Per la ricchezza delle sue collezioni il Poldi Pezzoli potrebbe sembrare un museo di lunga tradizione. In realtà nasce alla fine dell’800 come residenza aristocratica del nobile Gian Giacomo Poldi Pezzoli collezionista appassionato di dipinti, sculture, armi, porcellane, vetri, tessili, orologi e oreficerie. Una casa del tutto originale: decori opere d’arte e arredi che affollano gli spazi riempiendoli di colore e forme, sempre con un equilibrio inaspettato.

Lo studiolo Dantesco in stile gotico floreale e la Sala dei Vetri di Murano erano rispettivamente lo studio privato e la camera da letto del collezionista. La Sala delle Armi ospita antiche armature lombarde e armi da fuoco tedesche celebri per la loro proverbiale precisione. Ad uno sguardo più attento non scappano le opere d’arte incastonate alle pareti. In particolare non passano inosservati il “Ritratto di Dama” del Pollaiolo considerato il simbolo del museo, la “Madonna del Libro” e la “Deposizione” del Botticelli. nLa casa-museo fu aperta al pubblico nel 1881 in occasione dell’Esposizione Nazionale di Milano e da allora è diventata un modello di riferimento per altri celebri collezionisti.

Сuriosità

Gian Giacomo Poldi Pezzoli ha ereditato la passione per il collezionismo dalla Madre, Rosa Trivulzio, a sua volta figlia di Gian Giacomo Trivulzio, proprietario di una raffinata raccolta d’arte.

La Sala d’Armi fu il primo ambiente della casa-museo a essere allestito; si trovava in origine al primo piano del palazzo. Durante la II Guerra Mondiale il Museo fu quasi distrutto e le raccolte danneggiate. Dopo la riapertura al pubblico, nel 1951, la casa presentava un assetto diverso: la Sala d’Armi era stata trasportata al pianterreno, dove tuttora si trova, nel nuovo allestimento ideato dallo scultore Arnaldo Pomodoro.

 

Museo Bagatti Valsecchi

Il grande Salon, Museo Bagatti Valsecchi / museobagattivalsecchi.org

La storia inizia quando due fratelli, i baroni Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi (nati nel 1843 e 1845) decisero di costruire la loro casa ispirandosi alle abitazioni signorili del Cinquecento italiano. Un sogno curioso per due avvocati milanesi che nel 1883 inaugurarono la facciata del loro palazzo e arredarono tutte le stanze della casa con oggetti antichi raccolti oltre che per passione, per poter realmente godere di questo stile di vita. La residenza è composta da due palazzi adiacenti in via Santo Spirito 7 e 10, di cui solo l’edifico principale al civico 10 è diventato una casa museo, fin dal 1994.

I due fratelli condivisero riti e mondanità della società milanese diventando presto un punto di riferimento per i collezionisti e l’alta borghesia del tempo. La residenza è oggi una delle case museo meglio conservate d’Europa e racchiude al suo interno preziosi cimeli quattro-cinquecenteschi quali un letto valtellinese in legno scolpito, una collezione di camini, un dipinto di Giovanni Bellini, detto Il Giambellino, che raffigura Santa Giustina Borromeo.

Сuriosità

Gli oggetti conservarti nella casa museo sono in parte originali del Quattro-Cinquecento, altri sono invece imitazioni commissionate dai due fratelli, e realizzate da grandi artisti con grande precisione. I fratelli erano due appassionati sportivi e sperimentarono da pionieri nuove invenzioni come il velocipede o la mongolfiera.

 

Museo Boschi Di Stefano

Museo Boschi Di Stefano / artspecialday.com

Aperta al pubblico dal febbraio 2003, in via Giorgio Jan n. 15, la casa-museo Boschi Di Stefano espone nei locali abitati in vita dai coniugi Antonio Boschi e Marieda Di Stefano, una selezione di circa trecento delle oltre duemila opere della loro collezione, donata al Comune di Milano nel 1974.

La collezione rappresenta una straordinaria testimonianza della storia dell’arte italiana del XX secolo – comprendente pitture, sculture e disegni – dal primo decennio del Novecento alla fine degli anni Sessanta. Particolare interesse suscita la “Sala del Novecento Italiano” con le opere di Funi, Marussig, Tozzi, Carrà e Casorati.

Una collezione d’opere d’arte unica che ha dell’incredibile, soprattutto per un’abitazione privata, che comprende capolavori di Carrà, Fontana, De Chirico, Sironi, De Pisis e Boccioni.

Сuriosità

Il “Giubo” ovvero il giunto Boschi: soprammobile in oro zecchino che riproduce un pezzo del motore che i suoi colleghi gli offrirono in dono al compimento del suo quarantesimo anno di lavoro alla Pirelli.

 

Casa Manzoni

Museo Casa Manzoni / eventiatmilano.it

Dopo alcuni mesi di riqualificazione, a partire da ottobre 2015 la casa di Alessandro Manzoni ha riaperto rinnovata sia nell’architettura che nell’allestimento museale, con la novità dell’apertura del giardino, che ora fa parte delle Gallerie d’Italia.

Tra le mura della Casa del Manzoni tutto sembra conservarsi nel tempo. Non può lasciare indifferenti una passeggiata nelle stanze dove sono nate opere che hanno segnato tutta la letteratura italiana successiva. È intatta la scrivania dove l’autore lavorava, nello studio in cui ricevette Garibaldi nel 1862 e Verdi nel 1868. E ancora ritratti, stampe, cimeli, custoditi e donati da storici e collezionisti come Pietro Brambilla.

La residenza di via Morone, dove l’autore visse con la famiglia dal 1813 al 1873, era uno dei più ambiti salotti letterari della città. Lì si incontravano intellettuali come Tommaso Grossi, Antonio Rosmini, Luigi Rossari, Giovanni Berchet ed Ermes Visconti.

Casa Manzoni, lo studio / clubmilano.net

Сuriosità

Il giardino fu una delle ragioni che determinarono l’acquisto della casa da parte del Manzoni, che si dilettava di botanica e di giardinaggio. In casa Manzoni, Tommaso Grossi aveva il suo studio e vi coabitò a lungo, trovandovi buona ospitalità.

All’interno della casa del Manzoni si effettuavano sedute spiritiche ed esperimenti di magnetismo, allora di moda. Queste pratiche furono introdotte in casa Manzoni da Stefano Stampa, figlio di Donna Teresa, seconda moglie del Manzoni.

La raccolta delle prime edizioni manzoniane che si trova presso il “Centro Nazionale Studi Manzoniani” non è quella originale, di proprietà dell’autore, ma un dono degli eredi Treccani.

 

Palazzo Morando

Palazzo Morando: Costume-Moda-Immagine / expo2015all.org

In questo Palazzo dal 2010 hanno trovato casa le importanti collezioni di tessuti, abiti e accessori conservate presso le Civiche Raccolte d’Arte Applicata del Castello Sforzesco. Questo ha permesso al pubblico cittadino, nazionale e internazionale di fruire di spazi dedicati alla collezione di dipinti che illustrano i paesaggi urbani di Milano tra XVI e XIX secolo in un nuovo percorso espositivo, che arricchisce la parte di casa-museo già presente in una parte di Palazzo Morando.

Il Museo si presenta come un luogo del sapere e dell’emozione, dove ammirare, in oltre 2mila metri quadrati, i capolavori del passato, analizzare l’immagine del presente e costruire suggestioni per il futuro, uno spazio polivalente, un ambiente destinato alla ricerca di linguaggi estetici e alla promozione di un’immagine giovane e giocosa del Costume e della Moda.

Сuriosità

Fu la contessa Lydia Caprara Morando Attendolo Bolognini alla sua morte, avvenuta il 30 gennaio 1945, che donò il palazzo di sua proprietà, con tutti i suoi arredi, al Comune di Milano che lo adibì a sede del Museo di Milano.

 

Villa Necchi Campiglio

Villa Necchi Campiglio / villanuova.ru

Un tuffo nella Milano della prima metà del Novecento, con i suoi riti, le sue mondanità e le sue etichette. Questa è Villa Necchi Campiglio, costruita dall’architetto milanese Piero Portaluppi tra il 1932 e il 1935, sorge nel cuore della città, perfettamente conservata sia nell’ampio giardino esterno – in cui si trovano piscina e campo da tennis – sia nelle stanze interne. Noti esponenti dell’alta borghesia industriale lombarda i coniugi Necchi Campiglio hanno condotto la loro esistenza all’insegna dell’agiatezza e dell’eleganza. La loro casa che è frutto di un’armoniosa fusione tra architettura e arti decorative, ne è un apprezzabile esempio. Nel 2001 è pervenuta in proprietà al Fai – Fondo per l’Ambiente Italiano – grazie alla generosità di Gigina Necchi Campiglio e Nedda Necchi.

Villa Necchi Campiglio / socialskillsarchive.wordpress.com

Сuriosità

Questa villa ha segnato l’ingresso del Razionalismo nell’architettura moderna ed è considerata testimonianza emblematica dello stile in voga a Milano e in Italia negli anni trenta. Gli interni conservano ancora fedelmente le scelte decorative e di arredo dei proprietari.

 

Casa Merini

Casa Mirini / milano.repubblica.it

La poetessa Alda Merini ha abitato in Ripa di Porta Ticinese 47 fino alla sua morte nel 2009. Qui vi erano gli arredi, gli oggetti nella loro disposizione originale e i muri “scarabocchiati” usati come pagine di block notes per appuntare numeri di telefono, vignette, aforismi, pensieri.

Nell’impossibilità di conservare l’abitazione originale come testimonianza della vita e del lavoro della poetessa, la sua casa-museo è stata riallestita in Via Magolfa 32, nella ex tabaccheria comunale.

Siamo nella zona dei Navigli, uno dei quartieri di ringhiera della vecchia Milano, tanto cara ad Alda Merini perché qui è nata e vissuta. Luogo ideale per mantenere vivo il ricordo della poetessa, proponendo ai milanesi e a tutti gli estimatori un contesto intensamente evocativo dell’esperienza letteraria e umana della Merini sviluppatasi in quel medesimo ambiente urbano.

Inaugurato il 21 marzo 2011, ottantesimo anniversario della nascita della poetessa, il museo è allestito in 120 mq disposti su due piani. Al piano terra è stato creato l’Atelier della Parola, un laboratorio di poesia che organizza corsi per i giovani, mentre al piano superiore è stata riprodotta la camera da letto della poetessa con un percorso poetico-critico intitolato “Sono nata il ventuno a primavera” che illustra la biografia, le poesie e le foto. Inoltre si possono vedere oggetti della sua vita quotidiana: la bigiotteria nel cassetto del comodino, i vestiti sparsi sul letto, le sigarette, le rose ormai appassite.

 

Musei Mangini Bonomi

La Casa-Museo Mangini Bonomi / acantomilano.it

Un elegante palazzo del ‘400, nel centro di Milano a due passi dalla Pinacoteca Ambrosiana, acquistato nel 1978: ecco dove Emilio Mangini imprenditore immobiliare milanese vive e realizza il suo sogno: adibire la propria abitazione a istituzione museale aperta a tutti. Questa casa museo espone una raccolta articolata in quaranta sezioni che, oltre agli arredi che ammobiliano i cinque piani della casa, riunisce vaste collezioni di bauletti, carte da gioco, ventagli, armi, giochi, oggetti archeologici ed altro.

Un museo unico nel suo genere voluto e progettato Emilio Mangini, che si definiva “un raccoglitore curioso e instancabile”, per recuperare e tramandare le testimonianze di come viveva l’uomo nel passato, la sua vita privata, il suo lavoro, i suoi divertimenti.

Nell’edificio di Via dell’Ambrosiana sono esposti migliaia di oggetti che raccontano la vita quotidiana dell’uomo: giochi, sculture, attrezzi e apparecchi di ogni genere ed uso, orologi, scrigni, stipi, cofanetti, bastoni da passeggio, abiti d’ epoca, ceramiche, oggetti di culto e tanto altro.

 

Studio Museo Castiglioni

Studio Museo Castiglioni / archiportale.com

Dopo la morte di Achille Castiglioni, un accordo tra gli eredi e la Triennale di Milano, consente nel 2006 di aprire al pubblico o Studio Museo Achille Castiglioni. Durante la visita guidata, moglie e figlia del grande designer scomparso nel 2002, accompagnano piccoli gruppi di visitatori nelle stanze dove per decenni sono nati e hanno preso forma i suoi progetti.

Inoltre proprio in questi spazi, collaboratrici storiche dello studio che hanno lavorato a stretto contatto con Achille Castiglioni per più di vent’anni, si occupano di catalogare, ordinare, archiviare e digitalizzare progetti, modelli, disegni, foto e oggetti che testimoniano sessant’anni di attività di un protagonista del design.

Сuriosità

Soprattutto i giovani potranno apprendere i metodi, a un tempo quasi artigianali e creativamente rigorosi nell’ambito del design, dell’urbanistica e dell’architettura, con cui Achille Castiglioni, assieme ai fratelli Livio e Pier Giacomo, operò dal 1940 e che gli valsero riconoscimenti sia sul piano accademico (la Cattedra presso la Facoltà di Architettura di Torino sino al 1980, quindi a Milano sino al 1993 come professore ordinario di “Disegno Industriale”) che su quello più propriamente creativo.

Le sue opere sono infatti presenti al MoMa di New York, e in altri importanti musei, dal Victoria and Albert Museum di Londra al Kunstgewerbe Museum di Zurigo, dallo Staatliches Museum fur Angewandte Kunst di Monaco al Museo del Design di Prato, all’ Uneleckoprumyslove Museo di Praga, dall’ Israel Museum di Gerusalemme al The Denver Art Museum, al Vitra Design Museum di Weil am Rhein, all’Angewandte Kunst Museum di Amburgo e di Colonia.

 

Studio Francesco Messina

Studio Francesco Messina / touringclub.it

Lo Studio Museo custodisce 80 sculture e 26 opere su carta scelte tra le più pregevoli dell’artista siciliano. Realizzate nell’arco dell’intera vita del maestro, ne documentano la grande abilità tecnica e l’interesse per il realismo.

La maggior parte delle sculture qui esposte sono realizzate in bronzo, ma sono presenti alcune preziose opere in terracotta policroma, in gesso, marmo e cera, espressive di quell’istante vitale che anima tanto i cavalli in corsa quanto le danzatrici flessuose o i volti di personaggi più o meno famosi del ventesimo secolo.

Anche le opere su carta trattano i medesimi soggetti delle sculture: nudi, cavalli, ritratti. Varie le tecniche impiegate per la realizzazione di queste opere grafiche: litografie, acquarelli, matite e pastelli. Lo spazio propone mostre e attività legate al mondo della scultura contemporanea.

 

Luogo
Lombardia
Parole chiave
Milano, museo

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