Il primo nucleo, fatto costruire da Galeazzo II Visconti tra il 1358 e il 1368, costituisce una fortificazione a difesa della medioevale Porta Giovia. Ampliato tra il XIV e il XV secolo, è ricostruito con forma quadrata e quattro torri angolari per volere di Francesco Sforza (1450-66). Dopo la sua morte è trasformato in una sfarzosa reggia. Negli ambienti più rappresentativi – la Piazza d’armi, la Corte ducale con il Portico dell’Elefante, la Rocchetta e la Ponticella – sono intervenuti importanti artisti e architetti tra cui Leonardo e Bramante.
Il Castello non è però solo una testimonianza del passato ma anche un importante centro culturale che accoglie la Pinacoteca e i Musei Civici milanesi e ospita una delle più vaste collezioni artistiche e storiche della città.
La Torre del Filarete
La torre, porta d’ingresso principale al castello, oggi rappresenta l’emblema della città. Fu inaugurata nel 1905 e dedicata a Umberto I di Savoia, assassinato qualche anno prima.
La struttura originaria, distrutta nel 1521 durante l’incendio di una polveriera, frutto di progetti realizzati in epoche diverse, aveva visto collaborare ingegneri ducali ed architetti di fama come Filarete e forse anche Bramante.
Nel suo intento di ricostruzione storica Beltrami considerò come fonti, oltre ai resti murari del perimetro, i documenti d’archivio, le testimonianze iconografiche del tempo e gli esempi dei castelli di Cusago e Vigevano.
Pinacoteca del Castello
Custodita al primo piano della Corte Ducale del Castello Sforzesco è la Pinacoteca che, unitamente a quelle di Brera e Ambrosiana, testimonia il grande patrimonio d’arte custodito dalla città. Con i suoi 1500 dipinti costituisce un percorso iconografico e storico che attraversa diversi periodi: dall’arte tardogotica lombarda alle opere rinascimentali con dipinti del Foppa, del Bergognone e del Bramantino, fino alle famosissime tele di Andrea Mantegna e Antonello da Messina.Serbatoi dell’acqua potabile
Serbatoi dell’Acqua potabile
All’interno di due torrioni circolari del Castello Sforzesco, quello est e quello sud, sono conservati due serbatoi dell’acqua potabile, considerati importantissimi nell’ambito della rete idraulica milanese di inizio Novecento. A restaurare i torrioni e ad adibirli ad uso infrastrutturale, fu Luca Beltrami, l’architetto a cui venne affidata la ristrutturazione del castello.
Il primo serbatoio, progettato nel 1893 fu collocato nel torrione est, a destra di chi guarda l’ingresso principale, era di metallo e svolgeva prevalentemente la funzione di regolatore della pressione in rete; il secondo, collocato nel torrione sud circa dieci anni dopo, si rivelò particolarmente ardito e innovativo per la struttura in cemento armato.
Sala delle Asse – Castello Sforzesco
La Sala delle Asse, nella quale Leonardo lavorò durante il dominio degli Sforza, si trova nel percorso del Museo d’Arte Antica del Castello, e sarà visitabile tutti i giorni da martedì a sabato, dalle ore 9 alle 19:30 (giovedì fino alle ore 22:30). Non è necessaria la prenotazione. Biglietto d’ingresso ai Musei del Castello: intero € 5, ridotto € 3.50.
Nel periodo di Expo 2015 i lavori di restauro saranno sospesi per consentire la visita dell’ambiente mentre saranno realizzate proiezioni, ologrammi e illuminazioni particolari sia sulle pareti , sia sulla volta che mostreranno le immagini multi-spettrali, a luce radente o in altissima definizione, di quanto fino ad oggi portato alla luce.
Ospedale Spagnolo – Nuovo Museo Pietà Rondanini
L’Antico Ospedale, spazio mai aperto al pubblico prima d’ora, fu realizzato nella seconda metà del ‘500 per i soldati spagnoli di guarnigione al Castello Sforzesco ed ospita oggi l’ultima opera di Michelangelo.
Capolavoro incompiuto del maestro, la Pietà Rondanini è una scultura il cui senso di drammaticità colpisce il visitatore: in un unico blocco di marmo racchiude le figure del Cristo e della Vergine appena accennate, fuse in un unico abbraccio.
Opera eccezionale all’interno della produzione di Michelangelo, la Pietà Rondanini rappresenta il testamento spirituale del maestro, intento a scolpirne i tratti sino a pochi giorni prima della morte, avvenuta nel 1564. L’opera incompiuta fu ritrovata nella sua abitazione romana, ma se ne persero poi le tracce per lunghi anni, fino a quando ricomparve presso l’abitazione del marchese Giuseppe Rondanini (da cui deriva l’attribuzione del nome), raffinato collezionista romano. Dopo una lunga serie di passaggi di proprietà solo oggi ha trovato la sua completa valorizzazione, all’interno di uno spazio a lei completamente dedicato.