Il sontuoso palazzo è una fusione ideale e originale di altre due residenze reali: la Reggia di Versailles dei re di Francia e il madrileno Palazzo dell’Escorial, sede dei re di Spagna.
La Reggia di Caserta e il suo parco sono due gioielli di ineguagliabile splendore, parte del Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1997. E’ una delle mete assolutamente da non perdere in Italia! Grazie alla collaborazione con la testata Arte.it Vi presentiamo uno speciale in due parti dedicato alla Reggia e al Parco Reale.
Il Parco Reale
Il Parco Reale, progettato da Luigi Vanvitelli (1700-1773) e completato dal figlio Carlo (1739-1821), si ispira ai modelli delle grandi residenze europee del tempo come Versailles o il Palazzo Reale della Granja di San Idefonso.
Il Parco possiede un’estensione di 120 ettari, si sviluppa in lunghezza per circa 3 km ed è alimentato dall’Acquedotto Carolino che porta acqua alle vasche e alle fontane.
Sulla sinistra si sviluppa il Bosco Vecchio, parte del precedente giardino rinascimentale degli Acquaviva, dove si incontrano la Castelluccia e la Peschiera, luoghi di divertimento e svago per principi e sovrani.
Un lungo viale centrale conduce alla Fontana Margherita. Da qui si dipartono due rampe laterali semiellittiche, che assecondano l’andamento della collina.
Seguendo la celebre “via d’acqua”, disposta su un asse sud-nord, si incontrano le fontane, ispirate a temi della mitologia classica, e sette vasche digradanti che formano altrettante cascate. Nella Fontana dei Delfini, l’acqua fuoriesce dalla bocca di tre mostri marini. Segue una serie di quattro fontane: la Fontana di Eolo, la Fontana di Cerere, la Fontana di Venere e Adone e la Fontana di Diana e Atteone. Quest’ultima è posta alla basa di una grande cascata artificiale, perno dell’intero impianto scenografico.
Castelluccia
Eretta nel 1769 su progetto dell’architetto Francesco Collecini (1723-1804) sulla preesistente “Torretta del Pernessà”, la Castelluccia, recentemente restaurata, è un fortino a pianta ottagonale su tre ordini, protetto da un fossato, con corsi d’acqua e ponti levatoi.
Nata come struttura destinata alle esercitazioni militari del piccolo Ferdinando IV, la costruzione si è trasformata in epoca ottocentesca in luogo di delizie e di svaghi: il castello è divenuto un ameno sito di intrattenimento, abbellito da un belvedere e da un giardino, mentre le caserme circostanti sono diventate padiglioni per la cucina, il pranzo e il caffè.
In un angolo del giardino si individua un “cupolino cinese”, realizzato secondo la moda del tempo, mentre nella parte antistante alla Castelluccia si possono ancora ammirare splendidi esemplari di magnolie, araucarie e palme, piantati all’epoca a decoro del luogo.
Peschiera
Poco distante dalla Castelluccia si trova la Peschiera, un lago artificiale di forma ellittica realizzato su progetto dell’architetto Francesco Collecini (1723-1804). Chiamata “Peschiera Grande” per le sue dimensioni (270 x 105 m.), la vasca presenta una pianta rettangolare delimitata da un parapetto interrotto da imbarcaderi che si affacciano sullo specchio d’acqua.
Il luogo, ultimato già nel 1769, era destinato alle esercitazioni per le battaglie navali del piccolo Ferdinando IV e prevedeva l’impiego di modellini appositamente costruiti. Al centro della vasca si distingue, sotto la folta vegetazione, un isolotto detto la “pagliara”, che doveva contenere un padiglione con frecce e cannoncini, poi trasformato in luogo per l’intrattenimento degli ospiti.
Fontana di Eolo
Realizzata in marmo di Montegrande proveniente dalla località Caiazzo, è costituita da un’esedra in cui si aprono numerose cavità, dimora dei venti. Ispirata all’episodio dell’Eneide in cui Giunone chiede l’intervento di Eolo per allontanare Enea dall’Italia, non fu mai terminata. Infatti mancano ancora la statua di Eolo e quella di Giunone, che doveva essere posta su un carro trainato da pavoni. Giunone e due pavoni si trovano attualmente collocati all’ingresso degli uffici della Soprintendenza. Alla fontana lavorarono gli scultori: Angelo Brunelli, Gaetano Salomone, Andrea Violani, Paolo Persico e Pietro Solari.
Fontana di Cerere
La Fontana di Cerere, realizzata da Gaetano Salomone tra il 1783-1784, raffigura la dea della fertilità mentre, circondata da ninfe, amorini, gruppi di tritoni e dalle personificazioni dei fiumi siciliani Anapo e Arethusa, tiene alto un medaglione con il simbolo della Trinacria (la Sicilia). Il mito racconta che Cerere insegnò agli uomini l’agricoltura e la legislazione; fu inoltre madre di Proserpina, rapita da Plutone e condotta nell’Ade. Proserpina potè tornare solo in primavera, come raffigura anche l’affresco posto sotto il soffitto della sala dell’Estate nell’Appartamento settecentesco.
Fontana di Venere e Adone
Scolpita in marmo bianco di Carrara da Gaetano Salomone tra il 1784-1789, racconta di Adone, amato da Venere e sbranato durante la caccia da Marte sotto le spoglie di cinghiale. Adone, figlio di Cinira re di Cipro, fece invaghire la dea dell’amore per la sua straordinaria bellezza. La fontana rappresenta il momento in cui Venere implora Adone di non andare a caccia, nel tentativo di scongiurare il suo tragico destino.
Fontana di Diane e Atteone
Si ispira al culto di Diana, dea della caccia e della luna, molto diffuso nel territorio casertano ricco di boschi e di selvaggina. La scena è divisa in due gruppi, tra i quali scroscia la cascata, elemento di vita e purificazione. Si racconta di Atteone, il cacciatore tramutato in cervo e sbranato dai suoi stessi cani per aver spiato la nudità di Diana, sorpresa al bagno con il suo seguito di ninfe. Alla fontana lavorarono: Tommaso e Pietro Solari, Paolo Persico e Angelo Brunelli.
Giardino Inglese
A destra della Fontana di Diana e Atteone, si sviluppa il Giardino Inglese che si estende su una superficie di 24 ettari.
Costruito a partire dal 1785 su suggerimento di Lord William Hamilton, è il primo giardino di paesaggio d’Italia, nato dalla collaborazione tra Carlo Vanvitelli e il botanico e giardiniere inglese John Andrew Graefer. Nelle intenzioni della regina Maria Carolina, che nell’impresa investì il suo personale patrimonio, il giardino casertano doveva confrontarsi con il Petit Trianon, fatto realizzare a Versailles dalla sorella Maria Antonietta di Francia.
Il luogo, sito in prossimità della grande cascata dove il terreno digradava verso mezzogiorno, si prestava alla coltivazione di specie esotiche. Per questo si arricchì, oltre che di costruzioni utili alla sosta e allo svago dei reali, di numerose serre, destinate ad accogliere gli esemplari botanici provenienti da ogni parte del mondo allora conosciuto e utili allo studio e alla riproduzione delle piante.
Durante il XIX secolo, sotto la guida dei botanici Gussone e Terracciano, il giardino fu denominato Real Orto Botanico di Caserta. Qui, infatti, sono visibili esemplari eccezionali di Cinnamomum camphora, Taxus baccata, Cedrus libani e quella che si tramanda sia stata la prima pianta di camelia arrivata in Europa dal Giappone.
Da non perdere il Bagno di Venere con il Criptoportico, finto ninfeo con statue provenienti dagli scavi archeologici borbonici e dalla collezione Farnese; la Palazzina all’inglese, che fu l’abitazione del giardiniere Graefer, e l’Aperia, anticamente impiegata per l’allevamento delle api.
Informazioni utili
Indirizzo:Viale Douhet, 2/A, Caserta (CE)
Telefono:+39 0823 448084
Apertura:
Gennaio, febbraio, novembre, dicembre: apertura 8:30, chiusura 14:30
Marzo: apertura 8:30, chiusura 16
Aprile: apertura 8:30, chiusura 17
Maggio: apertura 8:30, chiusura 17:30
Giugno, luglio: apertura 8:30, chiusura 18
Agosto, settembre: apertura 8:30, chiusura 17:30
Ottobre: apertura 8:30, chiusura 16:30
Costo:Parco e Giardino Inglese: intero € 12, ridotto € 6
Trasporti:
In aereo: 24 km dall’Aeroporto Internazionale di Napoli “Capodichino”.
In auto: da Roma Autostrada A1( Milano-Napoli), uscita Caserta Nord. Da Napoli / Salerno / Bari. Autostrada A30, uscita Caserta Sud.
In treno: Caserta è collegata a Napoli e Roma con treni ad alta velocità. A piedi dalla stazione circa 5 minuti.
Si ringrazia il portale Arte.it