La Villa – che oggi insieme al suo Giardino è sede di Fondazione Augusto Rancilio – sorge nel Parco delle Groane, nella frazione di Castellazzo di Bollate, da cui prende anche il nome di “Castellazzo”, risalente alla prima edificazione, in età medievale. La Villa è ancora oggi affiancata, come in origine, da un Borgo rurale e dalla chiesa di San Guglielmo.
Considerata una rivisitazione all’italiana della Versailles di Luigi XIV, la Regia Villa oggi si presenta nella struttura così come era stata completata dalla famiglia Arconati col finire del XVIII secolo, espressione della cura e dell’eleganza del barocchetto lombardo sull’impianto del precedente casamento seicentesco.
È certo infatti che il complesso abbia subito, a partire dal 1610, diversi cicli di ricostruzione, sebbene alla stratificazione degli stili si accompagni l’organicità dell’insieme, dimostrazione di una continuità nella volontà degli Arconati di nobilitare il palazzo e la sua architettura interna ed esterna.
Percorrendo l’alberato Viale dei Leoni, Villa Arconati appare al visitatore con tutto il suo fascino, che proprio in questi ultimi anni sta tornando al suo splendore grazie all’importante progetto di restauro promosso dalla Fondazione. Ancora oggi entrando in Villa Arconati è possibile comprendere l’amore per l’architettura, l’arte classica, la musica e la scienza dei “cavalieri” che ha fin dal passato animato questa residenza nobile
La struttura ad H permette alla Villa di svilupparsi a ovest nella corte d’ingresso con la sua imponente facciata frontale, e a est nella corte nobile, con il portico interno affacciato sul giardino.
Gli spazi interni dimostrano ancora oggi il gusto e l’amore per le arti che hanno in passato animato questa residenza nobile, epicentro culturale in cui si manifestava la passione per l’architettura, l’arte classica, la musica e la scienza dei “cavalieri”.
Al piano terra, si incontrano il Salone del Museo dove è ancora collocata la statua romana di Tiberio, un tempo detta del Pompeo Magno, e il gabinetto per il monumento di Gastone de Foix, opera del Bambaja (i cui bassorilievi e sculture oggi appartengono alle collezioni dei Musei Civici del Castello Sforzesco a Milano); seguono una Biblioteca già oggetto di restauro dove probabilmente erano conservati i fogli del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, donati nel 1637 alla Biblioteca Ambrosiana – un archivio e un laboratorio museale un tempo destinato ai lavori di restauro e di copia delle sculture. Il Salone del Museo, insieme ad altri spazi della Villa, oggi è sede di alcuni eventi istituzionali e privati – come convegni, conferenze e ricevimenti – attività i cui ricavi contribuiscono ai lavori di restauro del complesso della Villa.
Salendo lo Scalone d’onore sormontato da volte dipinte, si accede al piano nobile superiore: tra gli appartamenti delle donne e la stanza della musica – detta anche “galleria degli stuchi” – ci si trova immersi nelle scene allegoriche dipinte dai fratelli Galliari, conosciuti come i maggiori scenografi del Teatro Ducale di Milano e di altre ville lombarde, e chiamati al Castellazzo dal 1750 da Giuseppe Antonio Arconati.