Oggi la cerchia dei Navigli è un percorso stradale ad andamento circolare che racchiude il centro storico. In origine invece era il percorso del fossato difensivo della città medievale, realizzato nel 1156 da Guglielmo da Guintellino, ingegnere militare genovese. Alimentato da sorgenti naturali, di cui Milano è ricca, venne poi utilizzato per altre funzioni: per il trasporto di merci, grazie al sistema di conche; per il funzionamento dei mulini e delle ruote idrauliche (per le officine che producevano armi da cui deriva il nome di via Molino delle Armi) e addirittura come sistema fognario.
Oggi il quartiere dei Navigli, con la darsena di Porta Ticinese e il tratto urbano dei Navigli Grande e Pavese, è caratterizzato dalla presenza di numerosi vivaci locali alla moda, ristoranti tipici, gallerie d’arte, ed è frequentato da artisti, modelle, musicisti e giovani universitari. Offre però anche angoli romantici come il Vicolo dei Lavandai, monumento nazionale con i vecchi lavatoi in pietra.
Naviglio Grande
Questo canale, le cui acque escono dal fiume Ticino, scorre per 50 km tra una località in provincia di Milano (Tornavento) e la Darsena di Porta Ticinese. È privo di conche perché sfrutta la naturale dolce pendenza del terreno.
La sua realizzazione iniziò già nel XII secolo con la tratta Gaggiano -Milano , tanto è vero che allora fu chiamato “Naviglio di Gaggiano” (località a sud di Milano). Fu completato nel suo percorso attuale diventando interamente navigabile nel 1272.
La navigazione sul Naviglio Grande, come sugli altri canali, avveniva tramite chiatte dal fondo piatto ed era agevole se accompagnata dalla corrente. Un po’ meno facile la risalita controcorrente che avveniva grazie al traino di cavalli, e talvolta anche di uomini, che percorrevano la strada detta “alzaia”.
Lungo il tratto extraurbano del Naviglio Grande si incontrano splendide residenze con ampi e ombrosi giardini, per secoli luoghi di villeggiatura dei nobili milanesi. Tra questi Villa Gandini a Robecco sul Naviglio, detta Villa Gaia perché luogo di divertimenti già al tempo di Ludovico il Moro , e la settecentesca Villa Maineri a Cassinetta di Lugagnano.
Vicolo Lavandai
Il Vicolo dei Lavandai ricorda, con un pizzico di nostalgia, un luogo dal sapore romantico e antico. È un angolo del Naviglio Grande e prende il nome da un antico lavatoio tuttora esistente presso il quale molte donne, fino agli anni cinquanta, hanno lavato i bucati dei milanesi.
Le strade strette, il Naviglio, i locali caratterizzati da stili, epoche e destinazioni diversi rendono unica e particolarmente affascinante questa parte della città.
Oggi i locali della vecchia drogheria che vendeva sapone e candeggina alle donne impegnate al lavatoio ospitano un ristorante tipico che, con i camini e i soffitti a cassettoni, ha mantenuto intatta l’atmosfera del luogo.
Il vicolo è dedicato ai lavandai e non alle lavandaie, perché nell’Ottocento ad occuparsi del servizio di lavaggio erano gli uomini organizzati in una vera e propria associazione. Infatti si hanno notizie che esisteva una confraternita dei Lavandai di Milano già 1700. Al numero 6 del vicolo dei Lavandai si trova inoltre una centrifuga dei primi del 1900, quando ancora non esistevano le lavatrici.
Il ruscelletto è alimentato dalle acque del Naviglio Grande. Un tempo le lavandaie, munite di secchio, sapone, spazzole e candeggina stavano inginocchiate su una piccola pedana di legno strofinando i panni sugli stalli di pietra ancora visibili nel vicolo.
Chiesa di San Cristoforo
A metà circa del percorso urbano del Naviglio Grande sorge la chiesa di San Cristoforo. Il complesso è composto da due edifici: uno romanico eretto nel 1250 nel periodo degli scavi del naviglio e l’altro gotico, denominato “Cappella Ducale”, perché costruito da Gian Galeazzo Visconti tra il 1398 e il 1405. La chiesa presenta diversi elementi di raccordo tra le due parti, ma fu nel 1625 che, abbattuto il muro divisorio, venne realizzato un unico edificio a due navate. La facciata della chiesa romanica presenta un portale in tipico in cotto lombardo, aggiunto nel 1398, con un rosone gotico, gli stemmi della famiglia Visconti e della città di Milano.
Notevoli anche le due arcate che collegano l’aula della chiesa più antica all’altra,e le statue di legno dipinto del XIV secolo raffiguranti San Cristoforo e San Giuseppe con Bambino.
Da vedere gli affreschi quattrocenteschi e cinquecenteschi della chiesa primitiva rimasti nella parte absidale e quelli più ricchi dell’edificio più tardo.
La Chiesa di San Cristoforo era considerata, per il suo campanile quattrocentesco, il faro che indicava a chi arrivava dal Ticino la vicinanza a Milano. San Cristoforo, infatti, nel Medioevo era considerato il protettore dei viandanti, dei pellegrini e dei barcaioli – ed oggi degli automobilisti .
Nei giorni della ricorrenza del Santo (25 luglio), nella chiesa e lungo il Naviglio si tiene dal tempo dei Visconti (24 luglio 1428) una festa in onore di San Cristoforo, durante la quale il parroco impartisce la benedizione alle automobili.
Conca di Viarenna
La Conca di Viarenna era stata progettata per superare il dislivello di due metri che esisteva tra il laghetto di Sant’Eustorgio (attuale Darsena) e la cerchia dei Navigli. Era usata principalmente per il trasporto dei blocchi di marmo di Candoglia che, dal Lago Maggiore, dovevano giungere al laghetto di Santo Stefano in prossimità del cantiere della Fabbrica del Duomo.
In occasione della morte di sua moglie Beatrice d’Este avvenuta nel 1497, il Duca di Milano Ludovico il Moro, donò alla Fabbrica del Duomo la conca e l’esenzione dal dazio dei materiali destinati al cantiere del Duomo cioè il passaggio gratuito delle barche marchiate “Ad usum fabricae”.
A testimonianza di questo evento, in Via Conca del Naviglio, c’è un’edicola con lo stemma dei Visconti e l’insegna della Fabbrica del Duomo, ovvero la Madonna, che col suo mantello protegge la cattedrale di Milano.
Probabilmente anche Leonardo da Vinci, durante il suo soggiorno a Milano, osservò la Conca di Viarenna e ne studiò il funzionamento e il perfezionamento, annotando le sue riflessioni su fogli raccolti nel Codice Atlantico della Biblioteca Ambrosiana.
La Darsena
La Darsena di Milano è il punto in cui il Naviglio Pavese e il Naviglio Grande si incontrano creando un porto che per secoli è stato tra i più importanti d’Italia. Situata in Porta Ticinese, occupa in parte l’area in cui un tempo si trovava il Laghetto di Sant’Eustorgio, dal nome della vicina basilica.
Inoltre la Darsena, una volta unita alla cerchia dei Navigli, costituì l’anello di congiunzione di un circuito di acque, per secoli principale via di approvvigionamento, trasporto e traffico commerciale della città.
Oggi è il fulcro del quartiere dei Navigli caratterizzato da locali di musica, ristoranti, pub, osterie tradizionali, mercatini e fiere di antiquariato durante i weekend.
Nel 2015 è stato effettuato un importante intervento di riqualificazione che ha restituito alla città il suo porto, sia nelle funzioni pratiche di navigazione, con tanto di dispositivi di attracco e di ormeggio, sia nelle funzioni ricreative, come piacevole luogo all’aperto per una passeggiata su strade interamente pedonali, un incontro con gli amici, uno spuntino con vista panoramica.
Il Mercato Comunale posto all’interno della Darsena accoglie diversi negozi dove poter acquistare o anche solo gustare prodotti alimentari freschi e di alta qualità, oppure rilassarsi con la suggestiva vista di un tramonto sull’acqua .
Sant’Eustorgio
Sorge vicinissima a Porta Ticinese e alla Darsena (che una volta si chiamava appunto laghetto di Sant’Eustorgio dal nome della basilica) È una delle chiese più antiche di Milano: fu fondata nel IV secolo e ricostruita nel XIX secolo. Originariamente Sant’Eustorgio conteneva le reliquie dei Re Magi che furono trafugate e portate a Colonia da Federico Barbarossa. Dal XIII secolo, però, la chiesa assunse un ruolo importante: dal 1227 divenne la principale sede dell’Ordine Domenicano a Milano.
Sicuramente la basilica ebbe grande rilievo nella vita religiosa della città, come provano la diffusione della leggenda di San Barnaba apostolo che avrebbe qui battezzato i primi cristiani, la sepoltura del vescovo Eugenio e la memoria delle reliquie dei re Magi, secondo la tradizione deposti in un sarcofago di donazione imperiale.
Nei secoli successivi alla fondazione furono aggiunte all’impianto romanico numerose cappelle, sul solo lato destro. Due sono le più conosciute: la Cappella Brivio, del 1484, che contiene un sepolcro rinascimentale e un trittico di Bergognone; la Cappella Portinari, costruita a partire dal 1462 e voluta da Pigello Portinari, testimonia la presenza dell’arte fiorentina a Milano. Dal portone a sinistra della basilica si accede al chiostro e quindi al piccolo museo di Sant’Eustorgio. Qui è possibile visitare la necropoli paleocristiana, ricca di tombe e iscrizioni funerarie, il cui nucleo più antico, inquadrabile tra III e IV secolo, proviene dal sepolcreto a cielo aperto che esisteva proprio in quest’area.
Il percorso museale si conclude alla Cappella Portinari. Indiscusso luogo d’arte oltre che religioso, la Cappella Portinari è caratterizzata da un soffitto a cupola affrescato con storie religiose da Vincenzo Foppa. Nella Cappella si può ammirare un dipinto (attribuito a Benedetto Bembo) che raffigura il banchiere Pigello Portinari, inginocchiato davanti a San Pietro Martire.
La tomba in stile tardo gotico presente nella Cappella fu realizzata dall’architetto e scultore pisano Giovanni di Balduccio tra 1335 e il 1339. L’arca custodisce le spoglie di Pietro Rosini, conosciuto come Pietro Martire o Pietro da Verona, Priore di Como che morì la domenica delle Palme.
È ormai tradizione secolare svolgere il corteo dei Re Magi ogni anno nella ricorrenza dell’Epifania. Il corteo, che parte da Piazza del Duomo e arriva a Sant’Eustorgio è una delle tradizioni più antiche di Milano.
L’illuminazione permanente notturna e la stella di luce sul campanile sono una sorta di dipinto scenografico contemporaneo che esalta il fascino di una realtà architettonica antica.
Lampade e materiali utilizzati si distinguono per l’efficienza e la durata di vita elevata, e si inseriscono in una serie di interventi illuminotecnici attuati nel 2011 in occasione dei 100 anni dell’Azienda Elettrica Municipale, gli stessi interventi che hanno valorizzato le vetrate del Duomo, il Museo della Scienza e della Tecnologia, la facciata della Stazione Centrale.
Naviglio Pavese
La storia della costruzione del Naviglio Pavese, durata quasi 5 secoli, è particolarmente complessa ed è segnata da numerose interruzioni nei lavori . Inaugurato nel 1819 sotto il dominio degli Asburgo, il Naviglio Pavese è stato utilizzato come canale navigabile fino al 1965 e oggi i barconi, un tempo utilizzati per il trasporto di merci, sono ancorati permanentemente nel tratto urbano del corso d’acqua e utilizzati come “dehors” di ristoranti , birrerie e locali di musica , fulcro della vivace e rumorosa vita notturna della zona.
Il corso del Naviglio Pavese tocca luoghi di interesse storico-artistico: la Chiesa Rossa, la Conca Fallata, Binasco col Castello visconteo e la Certosa di Pavia.
Conca Fallata
Il nome “fallata”, che significa “sbagliata”, deriva dai numerosi falliti tentativi di portare a termine l’opera a causa delle difficoltà tecniche e finanziarie incontrate nei secoli ma soprattutto dall’insuccesso del governo spagnolo che nel ‘600 dovette abbandonare l’impresa proprio nei pressi dell’attuale Conca Fallata.
La Conca Fallata fu finalmente completata nel 1815 con una conformazione simile a quella proposta dai disegni di Leonardo, realizzati 300 anni prima e raccolti nei codici Leicester e Atlantico.
La Conca Fallata è stata riqualificata nel 2006 creando una piccola centrale idroelettrica che è in grado di produrre energia elettrica sfruttando un salto di 4,66 metri e la portata di 9 metri cubi di acqua al secondo.
Naviglio Martesana
La storia del Naviglio Martesana inizia nel 1443 quando il Duca di Milano Filippo Maria Visconti approva il progetto presentato da un gruppo di illustri cittadini milanesi. Essi chiedono di deviare le acque dell’Adda per realizzare un canale utilizzabile per l’irrigazione, per azionare mulini e per il trasporto di merci.
È il suo successore, Francesco Sforza, a dare il via alla realizzazione del “Navilio nostro de Martexana”, consapevole del valore militare ed economico di un canale navigabile realizzato in un’area strategica al tempo delle guerre contro Venezia.
Nel 1496, sotto Ludovico il Moro, il Naviglio Martesana viene allacciato alla cerchia dei Navigli presso S. Marco mentre inizialmente si arrestava alla Cassina de’ Pomm. Si ipotizza la diretta partecipazione di Leonardo da Vinci, allora ospite della corte sforzesca, al compimento dell’opera.
Il nome Martesana, che deriva dal contado che il canale attraversava, è stato voluto da Francesco Sforza ancora prima che iniziassero i lavori per la sua costruzione nel 1460.
Tra le tante dimore patrizie che sorgono sulle sponde del Naviglio Martesana, di notevole interesse è Palazzo Melzi a Vaprio d’Adda. Edificato nel 1483 da Giovanni Melzi, nelle sue stanze ospitò Leonardo da Vinci. Qui il Maestro elaborò i suoi progetti idraulici e dal paesaggio circostante trasse ispirazione per alcuni suoi dipinti.
Oggi , il Naviglio Martesana entra nel territorio di Milano in via Idro, alla periferia nord-orientale della città, scorre a cielo aperto fino alla cosiddetta Cassina de’ Pomm (via Melchiorre Gioia) dove, dal 1968, procede il suo percorso interrato sotto il manto stradale.