La Valpolicella si estende dalla sponda orientale del Lago di Garda fino al confine con la Provincia di Vicenza. Il clima è temperato: i picchi delle Alpi costituiscono, infatti, una difesa per le colline della Valpolicella, che declinano dolcemente; il ricco terreno comprende strati diversi di roccia calcarea e vulcanica e offre un nutrimento ai vigneti coltivati a una altezza di oltre 500 metri.
Si possono distinguere tre zone vinicole: la Valpolicella “classica” (od occidentale), la Valpatena (al centro) e la Valpolicella orientale.
Le alte colline e le valli selvagge della Valpolicella sono zona vinicola già dal VII secolo a.c., quando veniva coltivata la “Vitis Vinifera”. Nell’antica Roma, l’area attorno a Verona era conosciuta come Rezia e il vino prodotto era molto apprezzato anche nella Capitale dell’Impero.
Le ipotesi piu’ plausibili sul significato del nome “Valpolicella” sono quelle che lo associano alla parola latina “Polesella” – “la terra di molti frutti” – e a “Vallis-polis-cellae” – la “valle delle molte cantine”.
Quello della Valpolicella con il vino e’ un legame antico. Alla fine del IV secolo, San Zeno parlava del miracoloso “sole che produce il vino” e insegnava come i vini dovevano essere fatti stagionare nelle diverse botti. Nel Medioevo, con il vino si poteva pagare gli imposti feudali; sanzioni severe erano previste per danni alle viti e per il furto di uva. Nel XVI secolo, grazie al vino, la Valpolicella divenne una valle ricca e famosa e la viticoltura continuo’ a svilupparsi anche nei secoli sucessivi. Nel 1881 Stefano de’ Stefani curò la prima delimitazione delle zone produttive dei vini di Verona in cui erano citati i “Vini della Valpolicella”; tale definizione della zona ed il miglioramento delle tecniche di produzione e di vinificazione nei successivi ottant’anni hanno portato nel 1968 all’approvazione ufficiale del primo Disciplinare di produzione del vino “Valpolicella” con il riconoscimento della DOC.
La categoria comprende diversi vini prodotti attorno a Verona. Nel 2010 sono stati individuate tipo;gie specifiche: la DOC Valpolicella, la Valpolicella Ripasso DOC, la DOCG Amarone della Valpolicella e la DOCG Recioto della Valpolicella.
La viticoltura di Valpolicella è legata alle varietà di vitigni rossi autoctoni. Il principale e’ il Corvina Veronese che conferisce al vino la struttura e il corpo, insieme al Corvinone e al Rondinella.
Le uve vengono mescolate con percentuali differenti, per ottenere diverse sfumature di vino. Nella composizione, le principali uve sono: Corvina Veronese (45-95%), Corvinone (fino al 50%, in sostituzione di una quota uguale di Corvina) e Rondinella (5-30%). Le etichette possono specificare “Classico” e “Valpatena”, se il raccolto viene dalle aree rispettive.
La differenza tra il Valpolicella DOC e il Valpolicella Ripasso DOC consiste nel processo di produzione e di invecchiamento: il Ripasso inizia la sua vita come il Valpolicella, ma poi “passa” attraverso la polpa (la pelle e i semi) d’Amarone. Il vino viene lasciato a riposare a contatto con la polpa per 15-20 giorni, durante il processo di fermentazione. Come risultato, il Valpolicella Ripasso ha un gusto ricco e un contenuto leggermente superiore di alcol. Il vino viene successivamente invecchiato in botti e bottiglie per due anni.
Da assaggiare
Dal Forno Romano Monte Lodoletta 2008, DOC Valpolicella Superiore
L’Amarone Valpolicella viene prodotto dalle uve leggermente appassite. Nella composizione dominano il Corvina e Corvina Grossa (70%), poi` vengono aggiunti Rondinella (20%), Croatina (5%) e Oseleta (5%). Il vino viene invecchiato per 36 mesi in barriques nuove e poi 24 mesi in bottiglia.
L’Amarone ha un colore opaco, simile a un rubino scuro.Un bouquet seducente e sensuale con sapori delicati e profondi di ciliegia nera, aronia, mora, foglie di tabacco e resina. Il vino ha un’equilibrio verificato tra la concentrazione di sapore, struttura tannica vellutata e freschezza. In un gusto complesso, dominano i toni di amarena, aronia e foglie di tabacco, cui siaggiungono sfumature di legno, spezie e minerali. Un retrogusto infinito.