Da Urbino a Roma con “il celeste” Raffaello

I suoi quadri erano il sogno dei potenti e dei banchieri. Il Papa gli affidava le opere più importanti pagandole generosamente. Raffaello per tutta la sua vita ha cercato l’armonia, conquistando con i suoi capolavori artisti e letterati, scrittori e filosofi.

 

In collaborazione con ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo

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Il 2020 è un anno importante per l’Italia e soprattutto per Le Marche. La Regione italiana infatti è impegnata nelle celebrazioni in onore del “suo” Raffaello, di cui quest’anno decorre in 500esimo anniversario dalla morte.

 

Urbino

Raffaello nacque il 3 marzo del 1483 nella città di Urbino, che all’epoca era uno degli importanti centri del Rinascimento. Il padre, Giovanni Santi, era un noto pittore che disponeva di una propria bottega. Riceveva commissioni dal Granduca d’Urbino Federico da Montefeltro in persona, nonché dal suo erede, Guidobaldo.

Non sorprende, dunque, che fin dalla sua prima infanzia Raffaello si appassionò alla pittura. Nello studio del padre il giovane Raffaello aveva la possibilità di studiare le opere dei maestri del Rinascimento come Piero della Francesca, Melozzo da Forlì e altri.

Durante il suo percorso artistico, Raffaello lascerà più volte la propria città natia, per poi ritornarvi spesso. Così, una volta terminato il suo lavoro a Perugia, Città di Castello e Firenze, tornò a Urbino per lavorare alle commissioni della corte del Duca.

Imperdibile è la casa-museo in cui il pittore vide la luce. Qui si trova la prima nota opera pittorica del maestro, una Madonna col bambino, dipinta nel 1398 sulla parete di una stanza.

Casa museo di Raffaello – www.accademiaraffaello.it

A Urbino inoltre si può ammirare il dipinto conosciuto come “La Muta”. Questo ritratto femminile, eseguito nel 1507, è esposto alla Galleria Nazionale delle Marche. Si pensa che vi sia raffigurata la protettrice di Raffaello, Giovanna Feltria, sorella di Guidobaldo da Montefeltro. Fu proprio lei a scrivere, nel 1504, la lettera di raccomandazione al gonfaloniere Piero Soderini, chiedendogli di offrire al pittore urbinate una calorosa accoglienza a Firenze.

La Galleria Nazionale delle Marche – www.gallerianazionalemarche.it

 

Perugia

La prima menzione della presenza di Raffaello a Perugia risale al 1490 quando, ancora ragazzino, frequentò la bottega del Perugino. È probabile, sebbene non ne abbiamo la certezza, che fu proprio Raffaello a eseguire alcuni elementi del Polittico nella chiesa di Santa Maria Nuova a Fano, partecipando anche alla creazione dell’affresco nel Collegio del Cambio.

L’attività di Raffaello a Perugia, malgrado la brevità del suo soggiorno, è stata determinante per la carriea del giovane pittore.

Nel 1503, su commissione di Maddalena Oddi, Raffaello iniziò l’Incoronazione della Vergine (ora alla Pinacoteca Vaticana), destinata alla chiesa di San Francesco al Prato. L’opera rimase incompiuta e fu terminata da Giulio Romano dopo la morte di Raffaello.

La cappella di San Severo, Raffaello Sanzio e Perugino, 1505-1508 circa e 1521

Per la chiesa di Sant’Agostino Raffaello dipinge un’altra opera, la Pala Colonna (Metropolitan Museum, New York).

Sempre a Perugia, il Maestro realizza la Pala Ansidei (ora conservata alla National Gallery di Londra) su commissione di Bernardino Ansidei per la cappella di famiglia dedicata a San Nicola di Bari.

Nel 1505 Raffaello lavora a un affresco nella chiesa di San Severo, terminato successivamente da Perugino dopo la morte del giovane artista. Si dice che l’anziano pittore era terribilmente afflitto dal decesso di Raffaello e finì la sua opera per il rispetto al talento immenso del maestro urbinate.

Cappella di San Severo – www.perugiacittamuseo.it

 

Città di Castello

Città di Castello / Foto: Shutterstock.com

Nel 1499, insieme ai membri della bottega del suo defunto padre, Raffaello arriva alla Città di Castello. Qui il sedicenne pittore compie i primi passi per formare uno stile propriamente suo. A Città di Castello è presente un’unica opera di Raffaello, lo Stendardo della Santissima Trinità, esposto presso la Pinacoteca comunale.

La Pinacoteca comunale di Città di Castello – www.cittadicastelloturismo.it

A Città di Castello sono state create tre pale d’altare per diverse chiese. Il primo raffigura il beato Nicola da Tolentino, un eremita dell’ordine di Sant’Agostino che visse nel Duecento, e fu realizzato per la cappella di Andrea Baronci nella chiesa di Sant’Agostino.

Raffaello, Angelo, frammento pala Baronci, 1500–1501

L’altare della chiesa è stato distrutto dal terremoto del 1789. Gli abitanti della città hanno recuperato con cura il dipinto dalle macerie, dopodichè finì tra le mani del Papa Pio VI, il quale dispose di tagliare i pannelli in alcune sezioni. Attualmente i frammenti recuperati sono conservati presso alcuni musei italiani.

Un’opera che segnò quel periodo è lo Sposalizio della Vergine (Pinacoteca di Brera, Milano) del 1504, acquistato dalla famiglia Albizzini per la cappella si san Giuseppe nella chiesa di San Francesco. Nonostante il fatto che il soggetto dell’opera riproduce quello del dipinto analogo del Perugino, quello di Raffaello è un dipinto realizzato in una maniera più audace e moderna, anticipando il suo sapiente predecessore.

 

Siena

Duomo di Siena © Foto: Shutterstock.com

Raffaello si recò a più riprese Siena, dove incontrò Pinturicchio, il maestro della pittura umbra del Quattrocento. I due maestri, pur rappresentando stili differenti, erano legati da un buon rapporto. Così, Pinturicchio chiese a Raffaello di aiutarlo a dipingere le pareti della Libreria Piccolomini nel Duomo di Siena.

Libreria Piccolomini © JIPEN / Shutterstock.com

Non è noto se Raffaello abbia veramente contribuito agli affreschi della Libreria: fatto sta che vale sicuramente una visita, anche soltanto per immaginare, almeno per un minuto, i due pittori discutere con passione dei dettagli di questo suggestivo e solenne ambiente.

Libreria Piccolomini – www.operaduomo.siena.it

Nel 1504, dopo la natia Urbino, l’affollata Perugia e l’accogliente Città di Castello, Raffaello parte alla conquista di Firenze, all’epoca la capitale del Rinascimento.

 

Firenze

Raffaello arriva nel capoluogo toscano verso la fine del 1504, dedicando le prime settimane all’osservazione delle opere di Michelangelo, Leonardo, Masaccio, Donatello, Brunelleschi, nonché ai contatti con l’aristocrazia locale.

Fu proprio a Firenze che si manifestò la capacità di Raffaello di imparare e apprendere il meglio dagli artisti già rinomati.

Firenze all’epoca era il centro del pensiero rinascimentale e della pura creatività artistica. Qui Raffaello realizzo tutta una serie di capolavori geniali. Si distinse particolarmente nelle raffigurazioni della Madonna col bambino e della Sacra conversazione.

La maggior parte delle opere di quel periodo si trovano ora nelle Gallerie degli Uffizi, compresi il museo di Palazzo Pitti e la Galleria Palatina. Vi suggeriamo di acquistare il biglietto in anticipo sul sito del museo per poter evitare le code all’ingresso.

Palazzo Pitti / Shutterstock.com

Le Gallerie degli Uffizi – www.uffizi.org

La Galleria Palatina © T photography / Shutterstock.com

Da archittetto, nel 1515 Raffaello partecipò al concorso per la costruzione della facciata della basilica fiorentina di San Lorenzo; il contratto però andò a Michelangelo, che purtroppo non riuscì a realizzare il proprio progetto.

 

Roma

L’ultima tappa del nostro percorso è la Città Eterna. Qui Raffaello acquisto’ una grande celebrità e l’ammirazione di tutti.

Nel 1508 il Papa Giulio II, autentico estimatore e protettore delle arti, chiama a Roma i più noti e dotati pittori d’Italia per abbellire il Palazzo del Vaticano. Com’è noto, l’opera più importante — gli affreschi della Cappella Sistina — era stata affidata al “Divino” Michelangelo. Tuttavia, le Stanze, le sale degli appartamenti del Papa, andavano decorate con nuovi capolavori per esaltare l’ambizioso pontefice.

Così nacquero affreschi eccezionali battezzati poi le Stanze di Raffaello. Il maestro dipinse tre ambienti: la Stanza della Segnatura, la Stanza dell’Incendio di Borgo e la Stanza di Eliodoro.

Musei Vaticani – www.museivaticani.va

Lavorando agli affreschi delle Stanze, Raffaello ricevette una commissione dell’importante banchiere senese Agostino Chigi, desideroso di ammirare la pittura del grande maestro alla propria Villa Farnesina, costruita su progetto di Baldassare Peruzzi. Così vennero creati gli affreschi che raffigurano il trionfo di Galatea e alcune scene del mito di Amore e Psiche.

Il Trionfo di Galatea, Raffaello Sanzio, 1512

Villa Farnesina – www.villafarnesina.it

Durante il lavoro alla Villa Farnesina Raffaello vise un’appassionata storia d’amore con Margherita Luti, raffigurata dal maestro nel quadro noto come La Fornarina. Adesso è esposto nella galleria del Palazzo Barberini.

La fornarina, Raffaello Sanzio, 1518–1519 circa

Palazzo Barberini – galleriabarberini.beniculturali.it

A Roma, Raffaello perfezionò notevolmente la propria arte; oltre a Le Stanze e gli affreschi della Villa Farnesina, i musei e le chiese dell’Urbe sono ricche di opere del maestro. Raffaello e i suoi allievi hanno dipinto le logge del Palazzo Apostolico (la Loggetta del cardinal Bibbiena e le Logge di Raffaello).

Nella chiesa di Sant’Agostino c’è un affresco del Profeta Isaia realizzato da Raffaello, e in uno dei rioni più suggestivi del centro storico, nella piccola chiesa familiare dei Chigi, Santa Maria della Pace, il maestro dipinse le quattro Sibille circondate da angeli.

Le opere più importanti del period romano di Raffaello si trovano nella Pinacoteca vaticana, nella galleria Doria Pamphili e nella galleria Borghese.

La galleria di Villa Doria Pamphili – www.doriapamphilj.it

La galleria Borghese – www.galleriaborghese.it

Da architetto, Raffaello si vide affidato il progetto della Basilica di San Pietro, a cui d’altronde dedicò poco tempo. Al maestro urbinate, però, va il merito importante di tornare alla planimetria tradizionale della basilica a forma di croce latina, soluzione che venne adottata nel progetto finale realizzato.

Inoltre a Raffaello si attribuiscono i disegni del distrutto Palazzo Jacopo da Brescia e del Palazzo Alberini, nonché il progetto della cappella Chigi nella basilica di Santa Maria del Popolo.

Nel 1518 Raffaello lavorò alla splendida Villa Madama, partecipando anche alla ricostruzione delle Logge del Palazzo Apostolico.

L’ultima opera di Raffaello è stato il Palazzo Branconio dell’Acquila, distrutto dal Bernini durante la ricostruzione della nuova Piazza San Pietro.

Raffaello Sanzio morì all’età di 37 anni il 6 aprile del 1520 e fu sepolto nel Pantheon a Roma, come da suo testamento. L’epitaffio per la tomba, composto dal poeta e amico del pittore Antonio Tebaldeo, recita così: “Qui giace Raffaello: quand’era in vita, Madre Natura temette d’esser vinta e, mentre moriva, di morire [con lui].”

 

 

Luogo
Umbria, Marche, Toscana, Lazio
Parole chiave
arte, Firenze, Perugia, Roma, Urbino

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