In collaborazione con LexSystems
Errore, questa città è un arcobaleno da scoprire. Tra le sue vie si affacciano case buffe e colorate, edifici particolari e all’avanguardia e tutto rigorosamente firmato da noti architetti.
Un viaggio attraverso le architetture più strambe, cavalcando il tempo attraverso il cambiamento del gusto e delle tecniche di costruzione potrebbe aiutare a togliere la patina grigia da questa città.
Partiamo da Piazza Cinque Giornate, zona centrale di Milano, camminiamo fino in via Lincoln e tuffiamoci nel colore perché qui siamo nel quartiere Arcobaleno.
Bellissime villette multicolore ognuna con un rigoglioso e curato giardino di proprietà , abitate in buona parte dagli eredi dei primi proprietari. A fine ‘800 ‘il paesino’, così era chiamato, nacque come villaggio operaio per alloggiare lavoratori e ferrovieri della zona di Porta Vittoria (sede di una delle stazioni presenti in città).
Questo suggestivo angolo di Milano è unico per la vivacità dei colori, l’abbondanza di magnifiche piante, ancora oggi ben curate, e le sue pavimentazioni in tipico acciottolato lombardo. Un’esperienza di cromoterapia soprattutto in primavera quando anche i fiori degli alberi si uniscono alle tinte accese e rivitalizzanti delle villette.
Allontaniamoci dal centro e raggiungiamo il Quartiere dei Giornalisti (ora inglobato al limitrofo quartiere della Maggiolina) utilizzando la linea lilla della metropolitana – fermata Istria.
Potreste immaginare una palafitta a Milano? Ebbene dovreste. In via Perrone di San Martino n.8 si trova una particolare costruzione un po’ nascosta dagli alberi che la circondano.
Nei primi anni Trenta del ‘900 l’architetto Luigi Figini decise di sperimentare le tecniche della nuova corrente razionalista progettando quella che sarebbe diventata la sua abitazione. E così realizzò un edificio in cemento armato a pianta rettangolare, poggiato su una serie regolare di pilastri, che per la sua lineare semplicità e per l’equilibrio stabilito tra forma e contenuto ricorda l’antica costruzione. Oggi quest’abitazione è meglio conosciuta come Villa Figini: il simbolo del razionalismo a Milano. Ma in questo quartiere le sorprese non sono finite.
In via Lepanto vi aspettano gli igloo. Le originali casette sono uno spettacolo per la vista. Sorsero nel corso degli anni ’40 su progetto dell’ingegnere Mario Cavallè, che importò dagli Stati Uniti il modello abitativo e la relativa tecnica di costruzione. La pianta è circolare con un diametro di circa 7,5 metri e si sviluppano su due livelli: la calottina esterna, che costituisce l’abitazione vera e propria, e un seminterrato che prende la luce da finestrelle poste all’altezza della strada. All’inizio erano in numero di 12 ma oggi ne sono rimaste 8 tutte abitate.
Il creativo ingegnere, non contento, oltre ad un’idea di Artico volle lasciare alla città anche l’illusione di un bosco realizzando delle case a fungo con tanto di gambo e cappella a pois. Per la presenza di queste simpatiche e strambe costruzioni la via fino agli anni ’60 era conosciuta come ‘via degli gnomi’. Purtroppo furono fatte demolire negli anni sessanta da suo figlio. Attualmente ne resta traccia nell’hinterland milanese e precisamente a Novate Milanese in via Puccini, dove si possono ammirare le tre sopravvissute.
Passiamo alla zona San Siro dove, oltre al conosciutissimo stadio, si incontrano architetture particolari come la curiosa Casa a Tre Cilindri di via Gavirate n. 27 progettata negli anni 1958/59 dagli architetti Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti. (linea rossa della metropolitana fermata FieraMilanoCity oppure linea lilla fermata Segesta).
La scelta di questa forma geometrica fu dettata dalla necessità di sottostare a regole urbanistiche piuttosto restrittive per l’uso dell’area in questione e alle speciali richieste che vennero presentate ai due professionisti. Ogni Cilindro si innalza su un solo pilastro centrale, ha un diametro di poco più di 12 metri e si sviluppa su tre piani – un appartamento per ogni piano – le cui facciate esterne alternano pannelli in legno a finestrature in vetro, che garantiscono un’ampia luminosità all’interno.
Gli anni passano e Milano si trasforma, si adegua ai tempi mutando anche di forma e di misura.
Porta Nuova è un esempio di questo cambiamento, del nuovo make-up della città. Siamo nel business district. In via Mike Buongiorno (linea gialla della metropolitana fermata Repubblica) svetta la Torre Diamante o il Diamantone attorniata da due corpi bassi chiamati, ovviamente, Diamantini. Artefice delle nuove linee è l’architetto Lee Polisano. La torre con i suoi 140 metri è l’edificio d’acciaio più alto d’Italia e la sua caratteristica principale è il singolare taglio della struttura a geometria irregolare, che permette al grattacielo di generare riflessi cangianti proprio come quelli di un diamante.
Altro esempio della trasformazione in corso è il Portello, l’area interessata dal progetto City Life, che vede l’intervento di tre famosi ‘archistar’: Arata Isozaki, Zaha Hadid e Daniel Libeskind, ideatori di altrettante Torri rispettivamente definite: il Dritto, lo Storto e il Curvo e la piazza che le ospita si chiama, guarda un po’, Piazza Tre Torri (linea lilla della metropolitana fermata Tre Torri).
Torre Isozaki o il Dritto è un grattacielo lineare alto 209,2 di 50 piani illuminati da luce naturale con vista panoramica e una lobby che collega direttamente alla fermata della metropolitana. Sulla sommità della torre è stata posta una copia della Madonnina, seguendo la tradizione meneghina che vuole la simbolica statua sul tetto più alto della città.
Torre Hadid o lo Storto è il secondo grattacielo per altezza (44 piani) caratterizzato da una significativa torsione della struttura che gradualmente si attenua fino a raggiungere la verticalità. L’edificio è in fase di ultimazione.
Torre Libeskind o il Curvo è il terzo grattacielo per altezza il cui concept è caratterizzato dalla ‘Cupola Rinascimentale’. La nuova cupola viene reinterpretata architettonicamente attraverso il movimento concavo che si sviluppa in altezza e con l’apposizione di una ‘Corona’ sulla sua sommità. L’edificio verrà ultimato nel 2018.
Tutti e tre gli edifici si distinguono per l’elevata efficienza e la particolare attenzione al contenimento dei costi energetici.
Milano è il Duomo, è il Castello Sforzesco, è il preziosissimo Cenacolo, ma è anche sorpresa.