In questa chiesa, definita da Maupassant “il più bel gioiello religioso sognato dal pensiero umano“, si realizza la fusione dei molteplici caratteri diversi di cui la Sicilia è formata: l’europeo, il siciliano, il bizantino, l’arabo.
La cappella ha la forma di una basilica a tre navate, divise da colonne di granito con ricchi capitelli corinzi dorati; di stampo occidentale, seppure influenzati dal gusto meridionale, i pavimenti decorati e gli intarsi dei gradini, delle balaustre e della parte inferiore dei muri, come anche, infine, il gigantesco ambone (palchetto per le omelie), incastonato d’oro, malachite e porfido, ed il candelabro pasquale, un vero e proprio bestiario di marmo, donato in occasione dell’incoronazione di Guglielmo, figlio di Ruggero II.
I mosaici sono i più bei prodotti dell’arte bizantina, senza eguali in alcuna delle chiese di Costantinopoli. Si distinguono fra gli altri il Cristo Pantocratore della cupola, gli angeli che lo circondano e gli Evangelisti assorti nei loro studi, che sono i mosaici più antichi.
La tradizione islamica è infine rappresentata dal soffitto ligneo a “muqarnas” (stalattiti), molto raro. Si tratta del classico soffitto che ci aspetteremmo di trovare nelle moschee più grandi ed eleganti, ma mai in una chiesa. Intricate decorazioni ornano le stalattiti e, caso più unico che raro nella storia dell’arte islamica, si tratta di decorazioni comprendenti figure umane. Gli artisti arabi, infatti, nell’atmosfera tollerante della Palermo normanna, si convinsero ad azzardare questo tipo di figurazioni e così, con l’aiuto di un binocolo, possiamo distinguere oggi realistiche scene di vita quotidiana di dignitari e ancelle affaccendate.