Cosa vedere
Piazza Maggiore
Cuore della città, Piazza Maggiore è il risultato di secolari trasformazioni che la arricchirono via via di importanti edifici: la Basilica di San Petronio, il Palazzo dei Notai, il Palazzo d’Accursio, il Palazzo del Podestà e il Palazzo dei Banchi.
Edificata dove originariamente era presente solo un terreno erboso, nell’anno 1200 il Comune iniziò ad acquisire case e terreni per costruire una piazza che da un lato avrebbe dovuto rappresentare l’importanza dell’istituzione comunale e dall’altro riunire le varie attività cittadine (scambi, commerci e servizi di vario genere).
Inizialmente conosciuta come curia Communis e poi come platea Communis, sembra che solo a partire dal ‘500 si sia iniziata a conoscere come Piazza Maggiore, anche se dalla cacciata degli austriaci al 1944, alla piazza venne attribuito il nome del Re d’Italia, Vittorio Emanuele II. Quindi solo a partire dal 1945 la piazza e il territorio immediatamente circostante iniziarono a conoscersi ufficialmente con il nome attuale: Piazza Maggiore.
Piazza Santo Stefano
Piazza Santo Stefano è uno dei luoghi più caratteristici della città e sebbene sia considerata prevalentemente una piazza, in realtà si tratta per lo più di uno slargo che si origina da Via Santo Stefano e che conduce al complesso monumentale che porta lo stesso nome, da cui la strada prosegue per poi imboccare l’antica via per la Toscana. Il complesso monumentale che domina la piazza è la Basilica di Santo Stefano, comunemente conosciuta come “sette chiese”. Si articola infatti su sette edifici sacri costruiti e rielaborati in epoche diverse, prevalentemente per opera del Santo patrono di Bologna, San Petronio.
Oltre a mettere in risalto la monumentale Basilica di Santo Stefano, la piazza permette al visitatore di vedere in tutta la loro bellezza gli altri edifici che la circondano: da un lato, sulla sinistra, casa Berti con affreschi di Gaetano Gandolfi, il Palazzo Isolani e il quattrocentesco palazzo Bolognini Isolani, all’interno del quale si sviluppa Corte Isolani che conduce direttamente su strada Maggiore; sul lato opposto, quello destro, il cinquecentesco Palazzo Bolognini Amorini Salina.
Oggi la Piazza è spesso utilizzata per ospitare manifestazioni culturali e concerti.
Il Complesso di Santo Stefano
È il complesso più singolare di Bologna, vero santuario cittadino e culla della fede dei padri. Le origini del complesso denominato anche “sette chiese” sono particolarmente controverse; alcuni attribuiscono la sua nascita al Santo Patrono di Bologna, a quel tempo vescovo della città, il quale nel 430 volle edificare un complesso da dividere poi in sette chiese che nel loro insieme avrebbero formato una ricostruzione simbolica dei luoghi della Passione di Cristo, come attesterebbe l’antica denominazione del complesso: ‘Sacra Hierusalem’.
Altre voci piuttosto accreditate invece la vedono elevata sempre da Petronio però sulle rovine di un tempio pagano preesistente, vicino al quale sarebbero state poi affiancate una riproduzione del Santo Sepolcro di Gerusalemme e, accanto al sacello con le spoglie dei protomartiri bolognesi Vitale e Agricola, riesumate da sant’Ambrogio nel 392, gli edifici eretti fra il X e il XIII secolo dai Benedettini.
Sulla splendida piazza si affacciano i prospetti delle chiese del Crocifisso (a destra), del Calvario (al centro) e dei SS. Vitale e Agricola (a sinistra). La prima, di origini longobarde, racchiude la cripta del 1019 dell’Abate Martino e prende il nome dal crocifisso sospeso al centro attribuibile a Simone dei Crocifissi e preziose opere d’arte; la seconda, di forma rotonda, è dominata dalla riproduzione del Sepolcro di Cristo (secoli XII-XIV) entro cui in passato era custodita l’urna con le reliquie di San Petronio, attualmente conservate nella Basilica dedicata al Santo Patrono; la terza, di grande attrattiva per la sua struttura basilicale disadorna, racchiude gli antichi sarcofagi dei Santi Vitale e Agricola (interessanti i capitelli di varie fogge, provenienti da precedenti costruzioni di età romana e bizantina, e i resti di pavimenti musivi del VI secolo).
Fontana del Nettuno
In marmo e bronzo, sita nella Piazza omonima, la Fontana del Nettuno fu costruita dal fiammingo Giambologna su progetto di Tommaso Laureti tra il 1563 e il 1566. E’ il simbolo del potere papale: come Nettuno domina le acque, così il Papa domina il mondo. Ai piedi del Dio sono infatti quattro putti, che rappresentano Gange, Nilo, Rio delle Amazzoni e Danubio, cioè i fiumi dei continenti allora conosciuti.
Le due Torri: Garisenda e degli Asinelli
Simbolo comunemente riconosciuto di Bologna, le due torri sono collocate strategicamente nel punto di ingresso in città dell’antica via Emilia. L’isolamento in cui ci appaiono oggi al centro dello slargo di piazza di Porta Ravegnana non corrisponde all’originaria sistemazione con costruzioni lignee intorno e passaggi sospesi di collegamento.
Realizzate in muratura come poche altre costruzioni, svolgevano importanti funzioni militari (di segnalazione e di difesa) oltre a rappresentare con la loro imponenza il prestigio sociale della famiglia. Alla fine del XII secolo se ne contavano in città un centinaio di cui solo una ventina, sopravvissute ad incendi, guerre e fulmini, sono oggi ancora visibili. Recente è la ricollocazione dinanzi alle torri di una statua di San Petronio di Gabriele Brunelli del 1670, che era stata rimossa nel 1871 “per motivi di traffico”.
La Torre degli Asinelli viene costruita tra 1109 – 19 dalla famiglia omonima e passa al Comune già nel secolo successivo. Alta 97,20 m presenta uno strapiombo di 2,23 metri e una scalinata interna di 498 gradini terminata nel 1684. Il basamento è circondato da una ‘rocchetta’ realizzata nel 1488 per ospitare i soldati di guardia. Oggi sotto il portico sono state ricollocate alcune botteghe di artigianato a ricordo della funzione commerciale svolta dal medievale ‘mercato di mezzo’.
La vicina Torre Garisenda, coeva alla precedente, si differenzia visivamente per la minore altezza di soli 47 metri e il forte strapiombo (3,22 m) dovuto ad un precoce e maggiore cedimento del terreno e delle fondamenta. Dante che la vide ancora integra la paragona ad Anteo chinato nel XXXI Canto dell’Inferno. A metà del XIV secolo si rende necessario l’abbassamento. Il rivestimento in bugne di selenite alla base risale invece alla fine del XIX secolo.
Via Zamboni
Via Luigi Zamboni è una strada storica del centro di Bologna, nel quartiere San Vitale, che porta dalle due Torri alla zona Universitaria fino a Porta San Donato. La via più frequentata dagli studenti universitari bolognesi incontra Piazza Verdi e il Teatro Comunale in Largo Respighi, oltre ad alcune tra le principali facoltà dell’Alma Mater. Prende il nome da Luigi Zamboni, patriota italiano del XVIII secolo.
Salaborsa
Inaugurata nel dicembre 2001 è uno spazio culturale e multimediale all’interno di Palazzo d’Accursio, antica sede storica del Comune che si affaccia su Piazza Maggiore, da sempre centro e cuore della bolognesità.
Che cosa sia stata nel tempo la parte nord del palazzo di città che si affaccia su Piazza Nettuno ce lo raccontano gli scavi archeologici intrapresi nel corso dei lavori dell’attuale sistemazione di Salaborsa. Le tracce di edifici pubblici e religiosi e l’assetto urbanistico testimoniano che il luogo è stato fin dalle origini il baricentro della vita pubblica cittadina. I primi interventi di recupero dell’area Salaborsa rientrano nell’ambito del più vasto progetto di riqualificazione denominato Parco urbano di Piazza Maggiore, che nel 1999 imprime una svolta significativa nella destinazione della Piazza coperta a luogo dedicato alla cultura.
L’ultima ristrutturazione rispetta l’impianto del preesistente architettonico e la stratificazione degli edifici che si è formata in sette secoli di storia urbana. Oggi, negli scavi visibili sotto il cristallo, il cammino a ritroso nel tempo si snoda lungo la passerella appesa alla struttura e ci guida lungo un percorso storico di grandissima suggestione e fascino. Dal possente parametro murario della cisterna rinascimentale del Terribilia, scavalcando i basolati e le fondazioni della basilica romana, costeggiando il muro di cinta della casa a torre medioevale, si intravede la vasca a stella che stava al centro del giardino, a testimoniare ancora una volta la centralità del luogo nella sua nuova destinazione di biblioteca, piazza dei saperi e della cultura multimediale contemporanea.
La cucina
Il grande gastronomo romagnolo Pellegrino Artusi diceva “Quando sentite parlare della cucina tipica bolognese fate una riverenza che la merita.” La città di Bologna è infatti da sempre patria della buona cucina e affonda le radici della sua fama gastronomica addirittura nel Medioevo. Le famiglie più ricche della città avevano al loro servizio i cuochi più famosi e la presenza dell’università e di culture straniere contribuiva a favorire l’arricchimento di tale tradizione gastronomica.
Le citazioni illustri in campo letterario dei vari piatti tipici bolognesi, non mancano. Da Petrarca a Boccaccio a Guicciardini, hanno tutti avuto buone parole per descrivere il mondo culinario della città emiliana, che si è guadagnata appunto per questo l’appellativo di “La Grassa”. Il riferimento è non solo alla ricca tradizione culinaria, ma anche all’utilizzo di condimenti particolarmente succulenti e abbondanti.
Tortellini alla bolognese
I tortellini sono una pasta all’uovo ripiena, tipica di Bologna. Il nome di tortellino (in bolognese turtléin, in modenese turtlèin [senza fonte]) deriva dal diminutivo di tortello, dall’italiano torta. L’odierno tortellino è verosimilmente l’erede relativamente recente di una lunga progenie nata in un ambiente povero per “riciclare” la carne avanzata dalla tavola dei nobili ricchi. Nel libro L’economia del cittadino in villa di Vincenzo Tanara del 1664 si descrivono dei tortellini “cotti nel burro”. Sull’origine di questo piatto esistono diverse leggende. Una tra queste fa nascere questo piatto a Castelfranco Emilia ad opera del proprietario della locanda Corona, il quale, sbirciando dal buco della serratura della stanza di una nobildonna sua ospite e rimasto tanto colpito dalla bellezza del suo ombelico, volle riprodurlo in una preparazione culinaria.
Tagliatelle all’uovo con ragù
Il ragù alla bolognese è un famosissimo condimento tipico dell’Emilia Romagna, a base di carne trita, interpretato in svariati modi, soprattutto per la scelta della carne da utilizzare che, di rimando, condiziona i tempi di cottura del ragù stesso. Esiste, tra le molte versioni, una ricetta ufficiale del ragù alla bolognese, depositata il 17 ottobre 1982 dalla delegazione di Bologna dell’Accademia Italiana della Cucina alla Camera di commercio di questa città, che raccomanda di utilizzare un taglio di carne piuttosto grasso chiamato cartella, posto sulla pancia del bovino.
Oggi, per diminuire l’apporto di grassi nel ragù alla bolognese, spesso, al posto della cartella vengono utilizzati tagli più magri, con i quali si accorciano sensibilmente i tempi di cottura. Anche la pancetta, piuttosto grassa, spesso viene sostituita dalla salsiccia, egualmente saporita ma più magra. Il giusto accompagnamento per il ragù alla bolognese sono sicuramente le tagliatelle fresche all’uovo, un connubio tutto emiliano, di sicuro successo! Al momento di servire le tagliatelle col ragù, portate in tavola del parmigiano reggiano grattugiato, in modo che i vostri commensali possano spolverizzarlo sulla pasta a piacere.
Zuppa Imperiale
È un primo piatto con una preparazione a base di semolino, uova, parmigiano grattugiato, mortadella (facoltativa), poco burro, e noce moscata. L’impasto che si ottiene mescolando gli ingredienti viene steso sulla placca e cotto al forno. Si serve tradizionalmente in brodo di cappone. Di questa ricetta parla anche Pellegrino Artusi nel suo ricettario “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”. La zuppa imperiale è una pietanza perfetta da gustare durante la stagione fredda.
Cotoletta alla bolognese
La cotoletta alla bolognese è uno dei piatti più tipici di Bologna, di origine molto antica e molto ricco, che consiste in una cotoletta di carne (di vitello o pollo), prima fritta in strutto. Viene quindi brevemente immersa in brodo di carne, per insaporirla ed “inumidirla” quindi la si mette in una teglia, la si ricopre con una abbondante fetta di prosciutto e una generosa manciata di parmigiano reggiano. La si passa quindi al forno caldo fino a che il formaggio sovrastante si scioglie. Particolarmente ricca è la versione con il tartufo. Una volta uscita dal forno la si ricopre di tartufo (o meglio di “trifola”, un tartufo bianco piccolo e molto profumato degli appennini circostanti Bologna). È usanza di alcuni mettere anche una punta di concentrato di pomodoro nella teglia da passare al forno.
Piadina con lo squacquerone
La piadina romagnola è un prodotto alimentare composto da una sfoglia di farina di grano, strutto od olio di oliva, sale e acqua, che viene tradizionalmente cotta su un piatto di terracotta. Lo squacquerone è un formaggio fresco e cremoso, vaccino, a latte intero, a brevissima maturazione e perciò simile alla crescenza, sebbene la pasta (di colore bianco) sia meno consistente per l’elevato tenore di acqua. Non ha né crosta né pelle, ed è spalmabile. Lo squacquerone è un formaggio di latte pastorizzato, a pasta cruda, estremamente molle. Il colore è bianco avorio e le note gustative sono tipicamente lattiche, con sapore dolce-acido. È uno dei prodotti “per eccellenza” con cui viene farcita la piadina, altro prodotto tipico delle terre romagnole.
Come arrivare
In aereo
L’Aeroporto Internazionale Guglielmo Marconi, a 15 minuti di autobus dal Centro Storico, collega Bologna ai principali aeroporti italiani ed europei.
In treno
Per la posizione geografica particolarmente strategica – tra il centro e il nord – Bologna è il principale nodo ferroviario italiano, reso ancor più efficiente dall’Alta Velocità che, insieme con il progetto nuova Stazione Ferroviaria, ha portato a un maggiore sviluppo e a un aumento notevole del transito giornaliero dei treni e dei passeggeri.
In auto
Bologna è attraversata dalle principali autostrade italiane: l’Autostrada del Sole (A1); A13 per chi viene da Ferrara, Padova, Venezia e Trieste e A14 per chi raggiunge la città dalla costa Adriatica (Rimini, Ravenna, Ancona, Bari). L’uscita consigliata dell’A1 per chi viene da Nord (Milano, Torino, Genova) è Borgo Panigale, mentre l’uscita da Sud (Firenze, Roma, Napoli) è Casalecchio di Reno. La città è percorsa anche da importanti strade statali: SS9 Via Emilia (Milano-Rimini), SS253 San Vitale (Ravenna), SS65 della Futa (Firenze), SS 64 Porrettana (Pistoia).
Contatti
Ufficio turistico “Bologna Welcome”: Sede Piazza Maggiore Piazza Maggiore, 1/e
Orario: dal lunedì al sabato 9.00 – 19.00. Domenica e festivi 10.00 – 17.00.
Telefono: +39 051 239660
E-mail: [email protected]