Un weekend a… Ravello

Adagiata sulle colline sopra Amalfi, nel cuore della Costiera, Ravello è un gioiello che ha fatto innamorare artisti di tutto il mondo.

 

Famosissima l’esclamazione di Richard Wagner che, di fronte ai giardini di Villa Rufolo, ebbe a dire “il magico Giardino di Klingsor è trovato!”, decidendo di ambientare proprio qui il secondo atto del suo capolavoro “Parsifal”.

Dai musicisti Wagner a Toscanini, dagli artisti Mirò, Escher, Turner, Ruskin, a scrittori e poeti come Virgina Woolf, Paul Valéry, André Gide, passando per Greta Garbo e Totò, tutti coloro che hanno visitato Ravello ne sono rimasti affascinanti dalle sue vedute straordinarie. Famosissima l’esclamazione di Richard Wagner che, di fronte ai giardini di Villa Rufolo, ebbe a dire “il magico Giardino di Klingsor è trovato!”, decidendo di ambientare proprio qui il secondo atto del suo capolavoro “Parsifal”. Oggi la scritta con le parole del musicista, sono incisi all’ingresso dei meravigliosi giardini della villa dove, ormai da cinquant’anni, la tradizione wagneriana viene celebrata con il Ravello Festival.

 

Cosa vedere

Villa Rufolo

La vista dai giardini di Villa Rufolo / Shutterstock.com

Sulla piazza del Vescovado su cui affaccia il Duomo, si leva la rude torre d’ingresso, la cui antica funzione fu quella di torre di vedetta della magnificente Villa Rufolo. Questa, la cui originaria costruzione risale al Milleduecento, appartenne, nel corso del tempo, alla potente famiglia Rufolo e poi al Confalone, ai Muscettola, ai D’Afflitto e, infine, alla metà dell’Ottocento, allo scozzese Francis Neville Reid. L’atmosfera del sito è contrassegnata dai millenari influssi della cultura araba.

Villa Rufolo. Terrazza del giardino / Shutterstock.com

L’edificio principale, comprendente una cappella con volte a botte ed un suggestivo salone, l’antica “sala da pranzo”, diviso da basse e massicce colonne, è un palazzo su tre piani, che ebbe ad ospitare personaggi di alto rango, tra i quali il papa Adriano IV ed il re Roberto d’Angiò. Sulla sinistra, si leva possente la torre maggiore, alta ben 30 metri, con arco d’accesso ogivale, ornata al secondo livello da due bifore per lato. Sulla destra, invece, è il chiostro moresco, gioiello architettonico di grande fascino, racchiuso da un porticato ad archi acuti, su cui poggia un doppio ordine di logge, con decorazioni arabeggianti. L’incanto di Villa Rufolo raggiunge l’acme nel celebre giardino, amato da Wagner. Nella terrazza a strapiombo sul mare si celebra il Festival Wagneriano. Fa da contraltare a Villa Rufolo il bel Palazzo Marra, un’antica residenza gentilizia.

 

Ravello Festival

Il Ravello Festival, nella sua attuale configurazione, deriva da una serie di iniziative precedenti che ne fanno uno dei più antichi festival italiani. Va riconosciuto a Girolamo Bottiglieri e a Paolo Caruso l’ideazione dell’evento culturale che più di ogni altro avrebbe contribuito a costruire l’identità di Ravello come “Città della musica”. L’associazione del nome di Wagner alla Villa Rufolo, resa splendida e accogliente dal filantropo scozzese Francis Neville Reid, era troppo allettante per non suggerire l’idea di realizzare concerti in un sito benedetto personalmente dal grande compositore. Per questo motivo, negli anni Trenta, l’orchestra del Teatro di San Carlo vi si esibì più di una volta, con programmi legati appunto a Wagner. A uno di questi concerti presenziarono anche i Principi di Piemonte, e Ravello ricambiò l’onore della loro visita dedicando alla Principessa il belvedere che attualmente separa l’albergo Sasso dall’albergo Palumbo.

 

L’idea rimase nell’aria, così che Paolo Caruso la ripropose, venti anni dopo, aggiungendovi l’ardita soluzione logistica di un palco sospeso nel vuoto. L’iniziativa prese corpo grazie all’impegno dell’Ente Provinciale per il Turismo, allora diretto da Girolamo Bottiglieri e, nell’estate del 1953, in occasione del settantesimo anniversario della morte di Wagner, i “Concerti wagneriani nel giardino di Klingsor” (come diceva testualmente la copertina del programma di sala) presero avvio con due serate affidate all’Orchestra del Teatro di San Carlo diretta da Hermann Scherchen e William Steinberg. Per anni Wagner è rimasto nume tutelare del festival e tuttora un’attenzione particolare viene devotamente riservata alle sue musiche.

 

Villa Cimbrone

Villa Cimbrone a Ravello / Shutterstock.com

Villa Cimbrone può essere definita la visionaria creazione di un lord inglese. La sua storia è controversa, ma senza alcun dubbio affascinante è il risultato. Il sito di Villa Cimbrone, così come la sua denominazione, è di antica edificazione: si trattava di un ampio possedimento terriero della nobile famiglia Acconciagioco, su cui sorgeva un rustico vasto casale.

Le vigne a Ravello e la vista della città / Shutterstock.com

Nel 1904 ne divenne proprietario il lord inglese William Beckett. questi, coadiuvato nell’opera dal ravellese Nicola Mansi (peraltro, né architetto, né ingegnere, bensì… sarto), seppe edificare una costruzione di incredibile bellezza, mescolando stili ed epoche, elementi etnici e culturali, reperti antiquariali e ricordi di viaggi esotici. All’ingresso della villa è il chiostrino con al centro una quadrata vera da pozzo: l’ambiente è costruito a somiglianza dell’antico chiostro della ravellese chiesa di San Francesco. Allo stesso modo, molti altri segmenti del complesso sono ripresi da celebri edifici e monumenti, di Ravello e non solo, in una miscellanea dall’imprevedibile e superba riuscita.

Villa Cimbrone a Ravello. Il Belvedere con la Terrazza dell’Infinito / Shutterstock.com

Il lussureggiante giardino della villa, in cui sono disseminate statue, tempietti, epigrafi, fontane, grotte naturali ed anfratti creati ad arte, culmina nello scenografico belvedere dell’Infinito, da cui la vista spazia ed amplia a cogliere il panorama che Gore Vidal ha definito “il più bello del mondo”.

 

Auditorium Oscar Niemeyer

Auditorium Oscar Niemeyer. Particolare © Layla / Flickr.com

La Città della musica, che ha ammaliato i più grandi scrittori, poeti, musicisti e paesaggisti di Otto e Novecento, si è dotata anche di uno spazio ad hoc per i concerti e le manifestazioni spettacolari. L’auditorium di Ravello, realizzato su un progetto del grande architetto brasiliano Oscar Niemayer, punta a favorire la destagionalizzazione del Festival, che così diventa permanente, con concerti anche nei mesi invernali.

All’auditorium si accede da una piazza oblunga che consente di godere, al tempo stesso, dello strepitoso panorama dell’edificio. Nella sala, il posto per il pubblico sfrutta il declivio naturale del terreno; il posto per l’orchestra e il foyer sono arditamente aggettanti nel vuoto come il palco di Villa Rufolo, ma senza sostegni. La perfezione è assicurata dall’edificio concavo come la perfetta cassa armonica di un mandolino e il paesaggio è godibile attraverso l’ampia vetrata di accesso e dall’oblò dietro l’orchestra. Il lato opposto all’ingresso, meno finestrato, protegge l’Auditorium dalle costruzioni confinanti e, visto dall’esterno, allude alle radici storiche del paese attraverso la silhouette che ricorda un elmo medievale. L’entrata dell’Auditorium è protetta da una copertura in forma spettacolare, per conferire al progetto un aspetto nuovo, capace di creare la sorpresa desiderata. Per consentire ai passanti di avere una veduta più completa dell’Auditorium, è stata disegnata una piazza, arricchita da un magnifico panorama, che costituisce, indipendentemente dall’Auditorium stesso, un luogo d’incontro di particolare interesse.

 

Castello di Montalto

Castello di Montalto (di Trivento) © prolocoterventum

Il castello di Montalto, chiamato anche di Trivento, di cui ora si possono vedere tra le vegetazioni infestanti solo pochi resti dei muri, sorge sul confine tra il comune di Ravello e quello di Tramonti. Esistente già nel 1131 (appare, in un documento di quell’anno), rivela una pianta rettangolare con un torrione a sud e una cisterna rivestita in cocciopesto, in parte crollata, sul lato est. Posta in un punto strategico sia per la visuale (si vede bene il castello di Scala Maior) sia per il controllo viario (alla base dello sperone roccioso su cui sorge passava un’antica via che congiungeva il territorio di Tramonti con quello di Ravello), la struttura appare costruita con i materiali presi direttamente sul luogo. È possibile, infatti, notare i tagli visibili nelle rocce che attestano il prelievo della pietra.

 

Il complesso del Duomo

Duomo di Ravello © Antonio del Gatto / Flickr.com

Il complesso del Duomo è composto dal Duomo, dedicato alla Madonna Assunta e che conserva la reliquia del Santo Protettore di Ravello, Pantaleone, dalla Chiesa del Corpo di Cristo, oggi adibita a pinacoteca, e dal Museo del Duomo, che occupa l’antica cripta e raccoglie i pezzi artistici più importanti provenienti dal Duomo stesso e dalle altre chiese, alcune non più in funzione. Visitare il complesso del Duomo significa calarsi non solo nel sentimento religioso locale che ha trovato nel Martire Pantaleone, intercessore presso Dio delle grazie necessarie soprattutto in momenti difficili, ma anche nelle influenze artistiche esercitate sull’arte locale dai numerosi contatti con il mondo orientale. La possibilità di ammirare anche il patrimonio costituito dai quadri che decoravano altre chiese del paese e alcune opere d’arte importantissime nella storia artistica nazionale, come la cosiddetta Sigilgaida Rufolo, accresce l’interesse culturale di questo luogo.

Duomo di Ravello. Particolare / Flickr.com

 

La cucina

Baccalà fritto

Baccalà fritto / guidecucina.pianetadonna.it

Piatto tipico di Ravello e della costiera amalfitana, il baccalà fritto è un secondo a base di pesce. Viene generalmente mangiato durante il cenone della Vigilia di Natale. Questo piatto richiede generalmente solo tre ingredienti: mezzo chilo di baccalà, farina e olio per friggere. Per la preparazione è necessario tagliare il pesce a pezzetti, riscaldare l’olio e lasciar friggere il tutto fino a che il pesce non abbia preso un colore dorato.

 

Ravello bianco

Ravello bianco / Flickr.com

È un vino prodotto nei comuni di Ravello e Scala, composto da due tipi di uva diversi: la Falanghina e la Biancolella. Ha un colore giallo paglierino con dei leggeri riflessi di colore verdognolo e un leggero profumo floreale. Il vino deve stazionare per circa 4 mesi in serbatoi di acciaio Inox per maturare al punto giusto.

 

Scialatielli ai frutti di mare

Scialatielli / ricette.pourfemme.it

È un primo piatto di pasta fresca, preparato con gamberoni, calamari, cicale, seppie, scampi, astici… Tutti prodotti reperibili facilmente in questa cittadina di mare. L’olio extra vergine deve essere abbondante e i pomodori non devono coprire il sapore di pesce, devono solamente dare un colore più rosato alla pasta.

Come arrivare

In auto

da Roma

L’itinerario più breve: dall’autostrada del Sole, giunti a Caserta Sud immettersi sulla A30. Uscire al casello di Nocera-Pagani. Seguire le indicazioni “Valico di Chiunzi” e “Costiera amalfitana”, raggiungendo Ravello attraverso il valico.

Itinerario panoramico: a Caserta Sud imboccare la A30 e proseguire verso Salerno fino al casello di Vietri sul mare. Seguire le indicazioni “Costiera amalfitana” e “Ravello”, toccando Cetara, Maiori e Minori. Questa strada, molto panoramica, è però trafficata, soprattutto nei fine settimana e nei giorni festivi.

da Napoli

Prendere l’autostrada A3 Napoli-Pompei-Salerno. Uscire al casello di Angri Sud. Seguire le indicazioni “Valico di Chiunzi” e “Costiera amalfitana”, raggiungendo Ravello attraverso il valico.

dal Sud

Dall’autostrada A3 uscire a Salerno. Raggiungere Vietri e percorrere per 25 chilometri la bella strada della Costiera amalfitana fino al bivio per Ravello.

In treno

Scendere alla stazione di Napoli (56 km) o di Salerno (30 km). Raggiungere Ravello con un taxi oppure con un autobus delle autolinee Sita.

In traghetto o aliscafo

Da Napoli, Salerno, Positano, Sorrento, Capri, Ischia è possibile raggiungere il porto di Amalfi in aliscafo, godendo la vista di una delle coste più belle del mondo. Giunti ad Amalfi si può arrivare a Ravello (7 km) con un taxi o con l’autobus delle autolinee Sita.

Luogo
Campania
Parole chiave
arte, gastronomia, Ravello, storia, weekend

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