Nella parte a sud del paese si trova il Centro storico e i suggestivi Rione Monti e Rione Aia Piccola, con i loro 1400 trulli. La parte a nord, invece, è più moderna e caratterizzata da una serie di piccoli vicoli che si incrociano in un labirinto di sentieri. L’intera parte centrale della regione poggia sulla Murgia meridionale, un altopiano di natura calcarea alto circa 500 metri di altezza.
Una volta arrivati ad Alberobello, dovunque gli occhi posino lo sguardo, sembra di essere immersi in un grande arcobaleno che ti culla come un’amaca e ti dà il capogiro: il bianco accecante dei trulli, il grigio-argento delle chiancole, l’azzurro del cielo terso, il fulvo dei campi, il rosa delle orchidee selvatiche, il violaceo dei grappoli di uva, il perlato rosaceo delle melagrane, il castano delle nespole e il rubino degli ultimi pomodori. Ogni cosa ad Alberobello dona al territorio un aspetto fiabesco e surreale. E’ possibile trovare infatti, nello stesso periodo, tutti i colori di cui la natura fa sfoggio nella stagione autunnale; i tanti colori caldi che si accostano ad altrettanto densi ed inebrianti profumi che, una volta memorizzati, è difficile dimenticare.
Cosa vedere
I Trulli
La storia di questi edifici molto particolari è legata a un editto del Regno di Napoli che sottoponeva ad un tributo ogni nuovo insediamento urbano. Gli antichi proprietari del terreno su cui oggi sorge Alberobello, ordinarono ai cittadini di costruire delle abitazioni senza utilizzare la malta, in modo che potessero essere di facile demolizione e sfuggire quindi al tributo imposto. I contadini allora, non avendo altro materiale a disposizione se non le pietre, trovarono nella forma rotonda con tetto a cupola e cerchi di pietra sovrapposti, la configurazione più solida e allo stesso tempo più semplice da edificare. E’ cosi che sono nate le prime costruzioni a trullo. I tetti furono in seguito abbelliti con pinnacoli decorativi ispirati ad elementi mistici e religiosi.
Nel corso degli anni tuttavia, le famiglie più abbienti modificarono il pinnacolo aggiungendo nuovi materiali e dipingendoli esternamente. I simboli sui tetti, una volta erano utilizzati come identificativo civico e collegati ad avvenimenti religiosi o credenze locali. In alcuni casi tuttavia erano associati anche ai segni zodiacali.
Il Trullo Sovrano
Monumento nazionale dal 1930, il Trullo Sovrano si trova in Piazza Sacramento, alle spalle della basilica di SS. Medici. Quest’imponente edificio rappresenta la massima capacità progettuale raggiunta per le costruzioni a trullo e, nello stesso tempo, inaugura la nuova fase costruttiva “a cotto”, vale a dire con l’uso di malta.
Edificato da un anonimo costruttore, il Trullo Sovrano presenta un ingresso principale rivolto a sud e formato da un arco sulla cui lunetta è dipinta una scena del Calvario, riconducibile alla prima metà dell’Ottocento. Al suo interno, superata la piccola stanza da letto sulla sinistra, si accede all’ampio vano d’ingresso, coperto da una volta a crociera, sorretta da una successione di piccoli archi a tutto sesto. Da questa stanza si accede all’ampia cucina, comunicante con il giardino. Una porta sulla sinistra immette ai locali che costituiscono il primo nucleo abitativo, attorno al quale è stata edificata tutta la restante struttura. Sulla volta della sala d’accesso si erge la copertura a trullo, il cui volume va a formare il primo piano, anticamente utilizzato come stanza da letto per gli ospiti o come luogo destinato alla tessitura. La scala che conduce a questo piano, è stata ricavata nello spessore murario.
Nel corso dei secoli il Trullo Sovrano è stato utilizzato, oltre che come abitazione, anche come spezieria e cappella. Nel 1785, infatti, ospitò le reliquie dei SS. Cosma e Damiano. Dal 1823 al 1837, invece, vi tenne il proprio oratorio la confraternita del Santissimo Sacramento. Restaurato nel 1993 il Trullo Sovrano, di proprietà privata, è attualmente adoperato come spazio espositivo in occasione di mostre temporanee o per incontri culturali.
I Trulli Siamesi
Percorrendo la scalinata di Via Monte Nero, ci si imbatte in quest’antichissima abitazione, edificata su una roccia calcarea. Essa presenta una struttura a gradoni, priva di finestre, le cui fondamenta sono costituite da grossi macigni.
I Trulli siamesi, particolari per la loro “forma doppia”, hanno due ingressi, uno per cono, che si affacciano su strade diverse. Anche se all’interno si distinguono i diversi vani, anticamente le due abitazioni erano messe in comunicazione da una piccola porta. All’esterno la rientranza tra i due coni è stata completamene colmata fino a costituire un’unica copertura.
La sua composizione doppia, assente nei trulli più recenti, conferma ulteriormente l’arcaicità della costruzione e la particolarità dell’edificio. Molti riconducono l’origine della sua forma a una leggenda popolare.
Rione Monti
Il famoso Rione Monti è stato riconosciuto nel 1996 dall’UNESCO, insieme a Rione Aia Piccola, come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Il quartiere che oggi conta oltre mille trulli, sorge sulla collina a sud del paese. Tutta la zona è stata edificata sul fianco del colle a ridosso di Largo Martellotta – così denominato per le tre cisterne scavate nell’Ottocento e utilizzate per la raccolta dell’acqua piovana.
Le abitazioni, sono allineate lungo otto vie parallele che tagliano in senso longitudinale il tessuto urbano. Lungo Via Monte Nero, Via Monte Pasubio, Via Monte S. Michele e Via Monte Sabotino sorgono le abitazioni più antiche, molte delle quali oggi trasformate in piccoli negozi di souvenir. A queste si affiancano camerini ottocenteschi fatti con calce e muniti di finestre e balconi.
Nel 1843 i “Regolamenti di polizia urbana e rurale” proibirono agli alberobellesi di costruire a secco, come finora si era praticato. Questa disposizione fu osservata in tutte le strade del paese, tranne nella strada Monti, esente in quanto abitata dai più poveri del paese. Questa condizione di povertà ha garantito la conservazione dell’intero tessuto urbano che, prima dell’abbandono definitivo della tecnica costruttiva tradizionale, contava almeno duemila trulli. Nel 1910 l’intero rione fu dichiarato Monumento nazionale per il suo spettacolare paesaggio di interesse pubblico e fu vietata la costruzione di abitazioni moderne che potessero deturpare le costruzioni a trullo.
Rione Aia Piccola
Riconosciuto come Monumento nazionale nel 1930, questo quartiere agli inizi del diciannovesimo secolo, contava quattrocento trulli. Il suo nome, secondo quanto scrive lo storico Notarnicola, deriva dal fatto che, nella parte orientale della cittadina, dove tutt’oggi si trova il quartiere, c’era una piccola aia. Quest’ultima fu costruita quando, col crescere dei raccolti l’aia grande si era resa insufficiente per i bisogni agricoli. Conseguentemente, la parte del paese che si estese da quel lato, prese il nome di Rione Aia Piccola.
Ad oggi il quartiere è l’unica zona non toccata da attività commerciali. Percorrendo Via Duca degli Abruzzi, via Verdi, via Colombo, via Galilei e La Marmora, ogni trullo si differenzia dall’altro per tipologia e materiale utilizzato. Qui infatti è possibile scoprire scorci suggestivi che testimoniano l’aspetto che il paese aveva fino a qualche decennio fa. Le sporgenze, le piccole piazze e i numerosi vicoli, molti dei quali non carrabili, sono delle piccole fotografie di una realtà antica e affascinante.
La Chiesa di Sant’Antonio
La chiesa che domina con la sua mole il Rione Monti, fu eretta in appena quattordici mesi su iniziativa dello storico Martino De Leonardis. Il progetto iniziale fu solo in parte seguito, dato il successivo intervento dell’ingegner Bianchi di Bari. La chiesa fu ultimata nel 1927 e qualche anno dopo, fu donata all’Istituto dei Servi della Carità che la dichiararono sede della nuova parrocchia.
Il prospetto dell’edificio si presenta suddiviso in tre corpi. La parte centrale mostra un grande arco strombato nel quale è inserito il principale ingresso. La chiesa, a croce greca, presenta una copertura “a trullo”, terminante con lucernario a base quadrata. I quattro pilastri centrali reggono archi a tutto sesto, sui quali poggiano le volte laterali. Alla struttura esistente successivamente, fu affiancato il seminario, che tolse la luce all’edificio dal lato del campanile. L’interno inizialmente presentava un unico altare e un grande Cristo in croce, opera di Adolfo Rollo. Tuttavia, nel periodo compreso tra il 1954 e il 1960, il tempio subì notevoli cambiamenti. Oltre all’adattamento dell’altare centrale alle esigenze di culto, si è proceduto all’innalzamento dei due altari laterali, quello del braccio di destra dedicato alla Vergine e quello sulla sinistra, dedicato a S. Antonio.
La cucina
La cucina della “Città dei trulli” è semplice nella preparazione e negli ingredienti. I piatti locali sono espressione della tradizione culinaria di contadini medioevali: breve cottura, utilizzo di ortaggi freschi, olio, verdura di stagione e legumi. Una cucina che potremmo definire “solare” in cui predomina l’utilizzo del pomodoro fresco e delle verdure.
Le fave pizzicate
Il Cr’sciàul con ragù di baccalà
Le Brasciole
Come arrivare
In aereo
Gli aeroporti più vicini sono l’Aeroporto di Bari – Palese Karol Wojtyła (70 km) e l’Aeroporto di Brindisi-Papola Casale (circa 75 km). Da qui è possibile proseguire in treno o in taxi.
In treno
Dalla stazione di Bari e dalla stazione di Taranto prendere il treno delle Ferrovie Sud Est con direzione Lecce. Dalla stazione di Fasano, è possibile proseguire solo con taxi o autobus.
In auto
Dalla A14 Bologna-Taranto, uscire a Gioia del Colle, prendere la SS171 per circa 2 km. Proseguire sulla SS604 per 28.2 km ed uscire ad Alberobello.
Da Brindisi SS.16, uscita Fasano, proseguire per Locorotondo e quindi Alberobello.
Da Taranto, direzione Martina Franca, proseguire per Locorotondo e quini Alberobello.
Dalla Calabria, imboccare la SS106, proseguire su SS7 e poi su SS100 seguendo le indicazioni per Bari/Mottola/Gioia, deviazione a Massafra e Mottola, quindi Noci e Alberobello.
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