Il vino Verdicchio dei Castelli di Jesi deve il suo nome all’omonima cittadina, circondata da pittoresche colline attraversate dai fiumi Esino, Misa e Musone. Sulle loro rive si affacciano alcuni dei quattordici imponenti castelli medievali che per secoli hanno difeso la città, piccola ma di grande valore strategico.
Su questi pendii le viti convivono con gli ulivi, donando loro la bellezza incantevole dipinta nel 1500 da Raffaello, originario della magnifica città di Urbino, capoluogo (con Pesaro) della regione.
Il tipico terreno argilloso-calcareo della regione, ricco di limo o sabbia, e l’aria marina che ventila le vigne anche a venti-quaranta chilometri dal mare contribuiscono all’eccezionalità dei vini locali, fra cui spicca il Verdicchio: racconta la leggenda che il vitigno sia stato portato nelle Marche alla fine del XV secolo dai veneziani che vi si trasferirono dai villaggi spopolati a causa della peste; si trova infatti anche in Italia settentrionale nella zona di Lugana (dove viene chiamato Turbiana) e di Soave (Trebbiano di Soave), con caratteristiche molto simili.
Fin dagli anni ’50 il Verdicchio si è imposto a livello internazionale, e grossi produttori che producono per l’esportazione convivono con cantine più piccole ma vitalissime.
La tipica bottiglia a forma di anfora progettata dall’architetto Antonio Maiocchi per la cantina Fazi Battaglia nel 1953 oltre al simbolo del Verdicchio dei Castelli di Jesi diventò anche sinonimo di vino bianco italiano – come il fiasco per il Chianti.
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi ha un’ottima struttura ed eleganza, un gusto sottile e ricco con buon potenziale di invecchiamento; grazie alla sua acidità elevata il Verdicchio è inoltre adatto alla produzione di ottimi vini spumanti, sia con il metodo classico e sia con il metodo di Charmat. Secondo alcuni, anzi, le Marche furono la culla dello spumante: nel 1622 – molto prima del ben più famoso Dom Perignon – il monaco benedettino Francesco Scacchi di Fabriano avrebbe formulato le basi della produzione dei vini spumanti nel trattato De salubri potu dissertatione (Dissertazione sulla bevanda salutare).
Il vino giovane Verdicchio è fresco, con chiare note frutta fruttate; il vino dalla vendemmia tardiva invece si distingue nella corposità senza perdere il suo carattere fruttato. Queste caratteristiche sono proprie della zona del Verdicchio Classico – la zona più antica. Sono ben 23 le zone DOC, fra cui si trova il Verdicchio Superiore, caratterizzato dall’alta percentuale di alcool.
Oltre al Verdicchio Passito, che negli ultimi anni sta diventando molto popolare, non bisogna dimenticare il Verdicchio Riserva che prevede i 24 mesi della maturazione prima della vendita: sfata così il mito che “il vino bianco si beve solo giovane”.
Testo: | Dmitry Lysenkov |