La ceramica di Deruta

Il nome nasce come variante di “diruta”, cioè “rovinata”, in riferimento alla fuga dei perugini dalla loro città, incendiata da Ottaviano nel 40 a.C. durante la guerra civile che lo vide opporsi a Lucio Antonio. Gli abitanti della città distrutta, “diruta”, si stabilirono sul colle dell’odierna Deruta, che prese il nome di “Perugia vecchia”.

 

L’Umbria nei sogni di molti rimane una costellazione di antichi borghi in un mare di verde. D’altronde, il territorio di Deruta è segnato dai depositi argillosi che hanno consentito ai suoi abitanti di procacciarsi la materia prima con cui realizzare le ceramiche, e il ritorno a questa attività, dopo secoli di declino, si paga con qualche scalfittura all’estetica.

Deruta © ValerioMei / Shutterstock

Tutto nel borgo parla di vasai e dell’arte della ceramica, a partire dal Museo della ceramica. Ma procediamo con ordine. Si entra nel centro storico dalla porta di San Michele Arcangelo, ai cui lati si notano resti delle mura di cinta. Poco più avanti sono visibili le strutture di alcune fornaci del Cinquecento. La fontana a pianta poligonale del 1848 ci accoglie in piazza dei Consoli, che ha forma allungata e ospita i principali edifici pubblici e religiosi. L’odierno palazzo municipale, al cui interno si trova anche la Pinacoteca comunale, è l’antico Palazzo dei Consoli, sobria architettura trecentesca rammodernata nel XVIII secolo lasciando inalterate le bifore ogivali che, con il portale, abbelliscono la facciata. Nell’atrio, reperti archeologici romani e medievali. La torre trecentesca ha bifore in stile romanico.

Sulla stessa piazza si affaccia il complesso francescano, ossia il convento, fondato nel 1008 dai Benedettini (vi morì nel 1264 Papa Urbano IV) e la chiesa di San Francesco, in stile gotico, restaurata e consacrata nel 1388 dopo un terremoto che l’aveva quasi distrutta. Molto bella la facciata della chiesa in pietra arenaria con il portale ogivale e l’elegante rosone in pietra bianca e dorata. All’interno sono conservate tracce di affreschi realizzati tra XIV e XVI secolo. Notevoli l’affresco raffigurante la Vergine e i Santi Francesco e Bernardino, attribuito a Domenico Alfani (1520) e quello di fine Trecento vicino all’altare maggiore, che ha sempre per soggetto la Madonna tra i Santi. Il campanile trecentesco è a bifore ogivali. Nel convento è collocato il Museo regionale della ceramica.

© ValerioMei / Shutterstock

Spostiamoci ora in piazza Benincasa per visitare la chiesa di Sant’Antonio Abate, da poco tornata al suo splendore. Il primo restauro risale al 1493, l’interno accoglie affreschi umbri di Bartolomeo Caporali (Madonna della misericordia, 1480) e del più tardo Giovan Battista Caporali (Episodi della vita di Sant’Antonio Abate). Ben inserita nell’ambiente urbano è anche la chiesa della Madonna delle Piagge (1601) che reca in facciata un pannello in maiolica di Amerigo Lunghi (1929).

ceramica_deruta

Tutto nel borgo parla di vasai e dell’arte della ceramica, a partire dal Museo della ceramica. Opera tutta particolare, appena fuori il paese, è il santuario della Madonna dei Bagni, costruito a pianta centrale subito dopo l’evento miracoloso del 1657, originato dal ritrovamento di un’immagine della Madonna su un frammento di ceramica, tuttora custodito nell’altare maggiore.

La forza della fede si esprime qui in oltre 600 mattonelle votive, realizzate dai ceramisti di Deruta su commissione dei fedeli che hanno ricevuto la grazia. Gli ex voto in maiolica (esempio quasi unico) illustrano disgrazie, malattie, incidenti risoltisi felicemente per l’intervento della Madonna.

Luogo
Umbria
Parole chiave
artigianato, ceramica, Deruta

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