La leggenda vuole che l’oggetto fosse creato dalle Janas, le fate che tessevano fili d’oro al chiarore della luna. L’uomo, prima di fare la proposta di amore eterno alla propria moglie, si rivolgeva alle fate chiedendo la loro protezione. Le fate intessevano dunque un filo d’oro, creando un anello che il giovano avrebbe dovuto fare indossare alla ragazza sull’anulare sinistro, legato direttamente al cuore.
La forma dell’anello richiama quella dei chicchi di grano, simbolo di prosperità e abbondanza.
L’anello, simbolo di unione tra gli sposi, viene tramandato da madre in figlia per generazioni. Il “passaggio” avviene solitamente in occasioni importanti come il fidanzamento o la nascita del figlio primogenito.
Una curiosità per i romantici: una preziosa fede sarda fu rinvenuta nel 2001 nel relitto del veliero francese Mercure, affondato nelle acque vicine a Venezia nel 1812 da una nave inglese. Poiché sulle navi da guerra erano ammessi solo uomini, l’anello doveva essere un pegno d’amore di una donna sarda che aspettava sulla terra ferma il suo amato.