Come nasce “l’oro liquido” del Mediterraneo?

Oggi si celebra nel mondo la Giornata dell'olio d'oliva, fondata dall'UNESCO. In occasione di questo evento, abbiamo deciso di rievocare un po' di storia e fatti curiosi, oltre che di sfatare alcuni miti legati all'"oro liquido" del Mediterraneo.

 

Storia

Gli archeologi affermano che gli ulivi iniziarono a essere coltivati nel Mediterraneo già seimila anni fa. Poco prima dell’inizio della nostra era, duemilacinquecento anni fa, la gente ha imparato a estrarre dai frutti dell’olivo un nettare divino: l’olio d’oliva. All’inizio le olive erano coltivate solo in Oriente: in Asia Minore ed Egitto, ma gradualmente si diffusero anche in Occidente. I mercanti fenici portarono le olive in Spagna e in Grecia, e successivamente i greci in Italia.

Furono i romani a diffondere la pianta in tutti i territori dell’Impero e ad introdurre il pagamento delle tasse sotto forma di olio d’oliva.

Grazie a loro migliorò il processo di coltivazione dell’olivo e di produzione dell’olio, e la distribuzione del prodotto raggiunse il territorio del Nord Europa. Inoltre i romani classificavano l’olio secondo i diversi tipi di spremitura. Con la caduta dell’Impero Romano anche la coltivazione dell’olivo ebbe un calo e nel corso dei secoli gli uliveti sono sopravvissuti solo in alcune zone.

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Durante il Medioevo l’uso dell’olio d’oliva non si limitava alla cucina, ma comprendeva anche l’illuminazione domestica, la produzione di sapone e tessuti. L’olio d’oliva era molto utile a questi scopi e trovarvi un sostituto non fu affatto semplice. La letteratura medica di quel tempo testimonia il suo uso in vari balsami e medicine.

Nel XX secolo l’olio d’oliva è tornato ad essere molto popolare, anche grazie al diffuso utilizzo nella dieta mediterranea, di cui l’Italia è considerata la patria e promotrice. Non è un caso che nel 2010 questo regime alimentare unico nel suo genere sia stato inserito nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO.

 

Come si fa l’olio d’oliva?

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© Alamy Stock

Oggi nelle regioni mediterranee si produce il 99% di tutto l’olio d’oliva, che è diventato, e (non è un’esagerazione) patrimonio comune dell’Europa. Gli agricoltori locali nutrono nei suoi confronti profondo rispetto e talvolta lo apprezzano anche più di un altro talismano mediterraneo: il vino.

La produzione dell’olio extra vergine di oliva è il frutto di una tradizione millenaria rimasta incrollabile per secoli. Dalla raccolta delle olive, che avviene ancora a mano, al metodo di estrazione dell’olio che garantisce la massima purezza e integrità del prodotto, alla fase finale dell’imbottigliamento. Un albero produce 30-40 kg di olive all’anno. Una giusta scelta del giorno di inizio della raccolta è una delle principali cure del produttore che ci tiene alla qualità del suo olio.

Infatti, se acerbe, le olive producono troppo poco olio; quelle mature, invece, cominciano a inacidirsi, mentre l’acidità dell’olio spremuto a freddo non deve superare lo 0,8%.

Per ottenere un olio di alta qualità, le olive vengono raccolte preferibilmente a mano. Devono essere completamente intere e non danneggiate. Considerando che in media un lavoratore raccoglie 10 kg di olive all’ora, questo metodo è il più costoso. Una persona può raccogliere un massimo di 150 kg di olive al giorno.

Per preservare le sfumature uniche di profumo e gusto dell’olio extra vergine di oliva, le olive vengono molite entro 10 ore dalla raccolta. Inoltre, la temperatura di estrazione non deve superare i 27 gradi Celsius. Il risultato è un olio denso e brillante. L’olio che ne risulta è solo il 10% del volume che si potrebbe ottenere con altri metodi di spremitura, con l’aggiunta di sostanze chimiche e un aumento della temperatura. In media, da 100 kg di olive, a seconda della maturità, si possono ottenere dai 12 ai 20 litri di olio.

Come riconoscere un olio di qualità?

Se non avete modo di assaggiarlo, dovete imparare a leggere correttamente l’etichetta. Meglio dare la preferenza a bottiglie etichettate DOP e IGP, marchi che contrassegnano prodotti originari di un determinato luogo, regione o paese, la cui qualità e caratteristiche sono determinate da un particolare ambiente geografico e dai suoi fattori naturali e umani intrinseci, e le cui fasi di produzione si svolgono in un’area geografica limitata, secondo determinate regole e standard di produzione. Attenzione alla data di produzione. Più giovane è l’olio, meglio è.

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4 miti sull’olio extra vergine di oliva

  • L’olio d’oliva non è adatto alla frittura
    Non è vero. A causa dei numerosi antiossidanti che contiene, come fenolo e tocoferolo, l’olio extra vergine di oliva è più stabile di altri oli commestibili. Ad esempio, è stato dimostrato che la qualità delle verdure o della carne migliora quando fritta in olio d’oliva perché è fortificato con fenoli. Inoltre l’olio extra vergine di oliva conserva il suo sapore e le sue sostanze nutritive anche a 180°C. Sebbene questa non sia una temperatura molto alta, è abbastanza per cucinare.
  • Il colore verde intenso è la chiave per un olio di oliva di alta qualità
    Errore. Per comprenderlo basta sapere che in fase di degustazione vengono utilizzate appositamente delle coppe blu in modo che i degustatori professionisti non siano distratti dal colore. Questo fattore, infatti, non altera in alcun modo il gusto o le proprietà benefiche dell’olio e dipende esclusivamente dal momento della raccolta e dalla varietà delle olive.
  • Gli oli leggeri hanno meno calorie
    Sugli scaffali dei negozi potete trovare oli con etichette accattivanti come Pure (puro) o Light (leggero). Ebbene: non esiste un termine come “olio d’oliva leggero”. Un olio dal colore chiaro con riflessi giallo-verdi, non è meno calorico e più delicato nel gusto rispetto ad un olio verde scuro. Tutti i grassi e gli oli, compreso quello d’oliva, contengono 9 calorie per grammo.
  • Tutti gli oli d’oliva sono ugualmente buoni
    Sbagliato. Tutto dipende dalla classe dell’olio. L’olio spremuto a freddo è considerato il migliore in termini di principi nutritivi. Tra questi, sono particolarmente apprezzati gli oli con più basso indice di acidità e con l’aroma più intenso, che si manifestano in un alto contenuto di sostanze nutritive e antiossidanti. L’olio extra vergine di alta qualità ha sempre un aroma unico, un gusto ricco e un sapore amaro. L’amaro dipende dalla varietà di olive da cui si ricava l’olio e dal momento della raccolta. È importante ricordare una regola: più l’olio è fresco, più diventa amaro.

 

Parole chiave
olio, olive, settimana della cucina italiana

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