Bora
Il forte vento discendente di origine nord-orientale è un frequente visitatore della costa adriatica settentrionale. Il suo nome risale all’antico dio greco Boreo, che aveva un carattere indomabile, i capelli lunghi e le ali enormi. La particolarità della bora risiede nella sua intermittenza, cioè il fatto che si alternino raffiche forti ad altre meno intense. Nell’area del Friuli Venezia Giulia, la Bora supera l’ostacolo rappresentato dall’altopiano Carsico e colpisce la costa con una forza tremenda. Il record ufficiale – una velocità di 171 km/h – fu registrato nel 1954 (subito dopo il vento fece a pezzi l’anemometro). Un proverbio locale dice: “La Bora nassi in Dalmazia, la se scadena a Trieste e la mori a Venezia”. Infatti è Trieste la città che soffre di più per via di questo vento: qui si possono ancora vedere le corde e i corrimano, a cui si aggrappava la gente per sfuggire alle raffiche di uragano. La città ospita il Museo della Bora con vele, strumenti e scatole contenenti venti “catturati” da tutte le direzioni.
Scirocco
Il caldo vento del sud-est proviene dalle dune dei deserti arabo e nordafricano, e poi si nutre dell’umidità del Mar Mediterraneo. A causa del suo “carattere irascibile” ha una cattiva reputazione. In Sicilia porta incendi, afa e piogge sabbiose, quando la sabbia portata dal Sahara forma delle nuvole giallastre e cade a terra insieme alle gocce d’acqua, depositandosi sulle superfici di terrazze, tavoli e automobili. Se Venezia si allaga, è anche colpa dello scirocco. L’”acqua alta”, infatti, si forma quando il vento blocca il riflusso del mare con la sua potenza. Pertanto, ad ogni marea il livello dell’acqua si alza, costringendo i veneziani a indossare gli stivali di gomma e ad installare delle passerelle speciali per le strade. Gli italiani sono sicuri che lo scirocco faccia male alla salute, perché in passato con il suo arrivo si verificarono focolai di colera, e al giorno d’oggi porta un peggioramento sia dello stato mentale (difficoltà di concentrazione, apatia) che fisico (mal di testa, insonnia, ansia).
Levante
È un vento fresco e umido che arriva da est in autunno e in primavera, portando con sé molte nuvole e precipitazioni, tra cui improvvisi temporali in prossimità delle isole dell’arcipelago Toscano. Invece in estate diventa più secco e perde la sua forza. Levante per gli italiani è sinonimo di Oriente, la regione del “sol levante”. In determinate condizioni, questo vento è in grado di creare un raro fenomeno naturale formando nuvole bizzarre simili a bandiere e gagliardetti. Nuvole di questa forma compaiono spesso sulla cima del Cervino (detto anche Matterhorn), il più bello dei “Quattromila” alpini.
Tramontana
È un vento freddo che fischia dal nord, o, meglio, dalle catene montuose, infatti il suo nome in italiano significa “attraversare le montagne”. Il nome si diffuse in tutta Italia (e non solo) quando gli abitanti della repubblica marinara di Amalfi lo misero sulle bussole. Nell’antichità se durante una tempesta il carro dell’Orsa Maggiore non era visibile, i navigatori determinavano la direzione verso nord grazie alla tramontana. Pertanto, fino ad ora, l’espressione “perdere la tramontana” significa “smarrirsi”. Questo vento è tipico della regione Liguria, e soprattutto delle acque del Mar Ligure tra Genova e la Corsica. Tradizionalmente, si distinguono tramontana chiara e scura: rispettivamente, la prima tira con un cielo limpido e la seconda con nuvole e pioggia.
Libeccio
Questo vento, proveniente da sud-ovest, trasporta le masse di aria marina subtropicale mentre attraversa il fronte caldo. È tipico della costa del Mar Tirreno, dove a volte provoca forti onde e piogge. Non a caso l’etimologia di libeccio ha due ipotesi: o il termine deriva dal greco libykós, che si traduce come “vento dalla Libia”, o dall’arabo lebeǵ, che significa “vento che trasporta la pioggia”. In estate il libeccio si percepisce come una piacevole brezza salata che favorisce la fioritura e la maturazione di frutta e verdura. Il vento predispone alla pace e al relax, a quel famoso stato che gli italiani descrivono sognanti come “dolce far niente”. Tuttavia, di tanto in tanto si trasforma in un favonio (o foehn) forte e asciutto, sotto l’influenza del quale la temperatura dell’aria aumenta. Ad esempio, nel 2007, un libeccio/foehn ha scatenato un incendio infernale sulla penisola del Gargano in Puglia.
Maestrale
Il vento freddo del quadrante nord-ovest si avvicina rapidamente allo “stivaletto” dalla costa provenzale, soffiando in diverse direzioni e trasformandosi da maestrale francese a maestrale italiano. L’assonanza con la parola “maestro” non è casuale: è riconosciuto da tempo come il capo di tutti i venti, “maestro di navigazione”, che spezzò gli alberi di molte navi e strappò molte vele. In inverno, il maestrale si riempie di aria di origine artica proveniente dal Nord Atlantico, quindi abbassa notevolmente le temperature e porta con sé la neve anche dove non è prevista – in Sardegna e sulla costa tirrenica. In estate non sfuria e non spintona, ma rinfresca perfettamente quando fa caldo. Il poeta e premio Nobel per la letteratura Eugenio Montale ha dedicato il poema Maestrale a questo vento e all’ansia esistenziale che provoca.
Ponente
Questo è il vento più dolce, leggero e caldo della nostra lista. In Italia si chiama ponente, ma nella tradizione russa è consuetudine chiamarlo Zefiro. Sì, sì, proprio quello descritto da Alexander Pushkin: “Lo Zefiro notturno scorre nell’etere …”. Nella mitologia dell’Ellade, il vento del Mediterraneo occidentale aveva il suo dio fresco e giovanile, il messaggero della primavera. È raffigurato nel dipinto di Sandro Botticelli “La Nascita di Venere” a sinistra, tra le braccia della moglie, la dea dei giardini e dei fiori Flora (o Cloride). Il Ponente garantisce un tempo sereno con vividi e fotogenici tramonti e un orizzonte limpido, che rende le isole lontane chiaramente visibili dalla costa. Gli abitanti della Sardegna, della Sicilia e delle località del Tirreno godono appieno di questo vento piacevole.