Alla sua realizzazione hanno lavorato dal Cinquecento all’Ottocento architetti come Vasari, Ammannati e Bernardo Buontalenti, creando un intreccio di stili unico nel suo genere.
Visitare Boboli è una continua scoperta: si parte dall’Anfiteatro, dove campeggia il gigantesco obelisco egiziano che arriva da Luxor e fu collocato qui nel 1789, mentre più avanti troviamo la Fontana di Nettuno, detta “del Forcone” per la grande scultura di Stoldo Lorenzi che raffigura il dio del mare che impugna un tridente. Sulla sommità del colle si staglia l’imponente statua dell’Abbondanza, per cui il Giambologna si ispirò al volto di Giovanna d’Austria, moglie di Francesco I.
Scendendo verso Porta Romana, dopo il Prato dell’Uccellare, incontriamo il Viottolone, uno splendido viale bordato di cipressi e statue che conduce fino al piazzale dell’Isolotto, dove svetta la grande fontana dell’Oceano del Giambologna, circondata da tre sculture che raffigurano i fiumi Nilo, Gange ed Eufrate e da altre statue di soggetto sia classico che popolare, come quelle che raffigurano gruppi di ragazzi che giocano, o il Perseo a cavallo che emerge dall’acqua.
Da non perdere la Kaffeehaus color verde pastello, voluta dai Lorena nel 1775, la Limoniana e la palazzina della Meridiana, che ospita la Galleria del Costume.
Chiudiamo la nostra visita con la celebre Grotta Grande a cui lavorò Buontalenti dal 1583 al 1593, su incarico di Francesco I de’ Medici: una combinazione straordinaria di pittura, scultura e architettura dove fino al 1924 si trovavano anche i Prigioni, le statue incompiute di Michelangelo che oggi si possono ammirare alla Galleria dell’Accademia. Il tema è quello della materia informe che attraverso l’alchimia raggiunge l’armonia: le rocce, le stalattiti e le conchiglie sulle pareti infatti si compongono in figure di esseri umani e animali, scolpite da Pietro Mati.
Terminiamo con due curiosità: l’originale fontana del Bacchino del 1560, che raffigura il nano Morgante a cavallo di una tartaruga nei panni del dio Bacco, e la monumentale testa bronzea di Igor Mitoraj nel Prato dell’Uccellare, rimasta nel giardino dopo la mostra sull’artista polacco del 2002.
Si ringrazia il portale Turismo in Toscana.